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Il mondo è contro i bambini: video inchiesta lo dimostra

Il mondo è contro i bambini: video inchiesta lo dimostra

Il video rivela, senza veli, come reagiscono le persone alla disperata richiesta di aiuto da parte di una bambina che sembra essersi smarrita tra la folla.

Quando si vive in città molto grandi, l’impressione è quella di essere generalmente circondati da persone egoiste. Sembra che la gente abbia i paraocchi mentre cammina lungo le strade e che gli altri esseri umani siano solo degli ostacoli che intralciano loro il cammino. E non è certo un tabù che gli individui che abbiano bisogno di aiuto vengano costantemente ignorati. Ma in che modo reagirebbero se, a essere in quella condizione, fosse un bambino? Un bimbo che si è perso e che si aggira tutto solo senza riuscire a trovare ciò che cerca? Il video che vi proponiamo fornisce una risposta a questa domanda, seppur molto inquietante.Si è trattato, nello specifico, di un esperimento sociale che ha rivelato molti risvolti scioccanti. Perchè soltanto la versione di Anna pulita, ordinata e ben vestita ha ricevuto aiuto. Mentre quella sporca e mal vestita è stata altamente ignorata. Ovviamente non era una situazione reale, ma reali sono state le reazioni della gente. Anna è stata brava a recitare la sua parte. Si è comportata come farebbe qualsiasi altro bambino nella sua stessa situazione: si è spaventata e ha iniziato a piangere. A realizzare questo video, è stato l’UNICEF con il preciso scopo di dare un volto ai milioni di bambini che, ogni giorno, vivono in questa condizione. Eppure, che cosa costano delle parole affettuose, un sorriso amichevole o anche un tendere la mano? Gesti che possono fare decisamente la differenza per un bambino che ha bisogno di aiuto.

Trovatelli: un fenomeno vecchio come il mondo

L’abbandono dei neonati è un fenomeno molto antico e già ampiamente utilizzato in diverse società antiche. Ad esempio, nella nella Roma imperiale, i bambini abbandonati erano quasi il 40%, mentre nella Grecia, la percentuale si attestava sul 10%. All’epoca, i trovatelli venivano raccolti dai mercanti di schiavi che, dopo averli affidati alle cure di una balia, li vendevano appena erano in grado di lavorare.

Nel Medioevo, invece, tale fenomeno era diminuito, per effetto della morale cristiana. Ma, a partire dal XVI secolo, riprese nuovamente vigore.

Nell’Ottocento, infine, raggiunse proporzioni enormi sfiorando, addirittura, un terzo delle nascite. Secondo alcune stime, infatti, nell’Europa occidentale, attorno al 1850, sarebbero stati abbandonati più di 100 mila bambini all’anno.

Particolare fu il caso di Milano. Tra il 1845 e il 1864, furono abbandonati, nella Pia Casa degli Esposti e delle Partorienti, ben 85.267 bambini. La media rasentava i 4.263 trovatelli all’anno. Si trattava del 30% dei bambini nati in città. Le famiglie operaie non riuscivano a mantenere più di 4 o 5 figli alla volta. Ogni nuova nascita, perciò, era un problema per l’economia familiare, soprattutto perché, molto spesso, le donne operaie lavoravano e non avevano abbastanza tempo da dedicare alla cura dei piccoli. Questo particolare fenomeno, percio, creò una sorta di iper-fecondità nelle donne milanesi, in particolare, appunto, tra quelle operaie. Più precisamente, visti gli effetti frenanti alla fecondità creati dall’allattamento e in assenza di contraccettivi, le donne, una volta lasciati i figli, diventavano subito pronte per una nuova gravidanza. Si stima che le operaie milanesi, a metà del XIX secolo, misero al mondo, in media, 13,7 figli, contro gli 8,4 della media nazionale.