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Morde la testa di una capra viva: denunciato un 38enne

azzanna capretta

L'uomo di Anoia (Reggio Calabria) è stato denunciato per maltrattamento di animali.

Denunciato l’uomo che ha morso la testa di un capretto, come per divorarla, e ha postato il video, in cui l’animale appare chiaramente terrorizzato, su Facebook. Il macabro filmato è stato segnalato ai carabinieri da alcuni utenti del social network. Grazie alle immagini, le forze dell’Ordine hanno identificato l’uomo. R.F., 38 anni, vive ad Anoia (in provincia di Reggio Calabria) ed è disoccupato. Ha inoltre precedenti per minacce e violenza a pubblico ufficiale. L’uomo è accusato del reato di maltrattamento di animali che prevede una pena dai 3 ai 18 mesi di reclusione e una multa dai 5.000 ai 30.000 euro. “Questa condotta conferma che la vera bestia è l’uomo. Crudele e ripugnante in se stessa, è aggravata dall’utilizzo dei social media per diffondere on line il video che la documenta, come se fosse accettabile e, anzi, un buon mezzo per procurarsi notorietà tra gli internauti” ha scritto in una nota Michela Vittoria Brambilla, Presidente del Movimento animalista.

Animali senza microchip

I carabinieri, insieme al personale veterinario dell’Azienda sanitaria e delle guardie ecozoofile di Cittanova e Reggio Calabria, hanno compiuto un sopralluogo nella stalla di proprietà dell’uomo per verificare lo stato di salute degli animali. Nel corso della verifica, i carabinieri della stazione di Cinquefrondi hanno trovato nove ovini, quattro suini e cinque cani. Tutti gli animali sono privi di tracciabilità, cioè manca l’obbligatoria registrazione prevista per legge, anche per ragioni sanitarie; sono stati quindi sottoposti a sequestro sanitario preventivo. successivamente si attendono ulteriori provvedimenti dell’A.S.P. di Reggio Calabria.

Il reato di maltrattamento di animali

Il reato di maltrattamento di animali è disciplinato dall’articolo 544-ter del Codice Penale che punisce “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”. Come spiegato del sito Studio Cataldi, “la giurisprudenza ha chiarito che per integrare il reato non occorrono lesioni necessariamente fisiche”, ma è sufficiente la sofferenza degli animali: la norma infatti li concepisce come esseri viventi in grado di provare dolore anche in caso di lesioni di tipo comportamentale. Essendo il reato perseguibile d’ufficio, l’autorità giudiziaria ha il dovere di iniziare delle indagini, nel caso sia venuta a conoscenza di episodi riconducibili a questo crimine. La denuncia del reato può avvenire da parte di qualsiasi soggetto, anche tramite una semplice segnalazione alle autorità competenti (Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo forestale etc.). Inoltre, chi viene a conoscenza del reato durante lo svolgimento delle proprie mansioni, come ad esempio un veterinario o il personale di un ente sanitario, ha l’obbligo di sporgere denuncia.