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Morisi, ipotesi del ricatto dei due escort e della lite sui soldi per la droga

Luca Morisi

Dietro la vicenda di Luca Morisi e delle droga è emersa l'ipotesi del ricatto, della lite con i due escort e del mistero del quarto uomo.

Dietro la vicenda di Luca Morisi e delle droga è emersa l’ipotesi del ricatto, della lite con i due escort e del mistero del quarto uomo.

Morisi, ipotesi del ricatto dei due escort e della lite sui soldi per la droga

Dietro la vicenda di Luca Morisi e della droga ci sono davvero tanti misteri e tante domande. Ci sono molte cose che non tornano, come il fatto che l’escort Petre R., che ha dichiarato di essersi sentito male, ha chiamato i carabinieri invece dell’ambulanza. Quando ha chiamato ha esordito dicendo “ci hanno fatto un furto?“. Si parla di una lite sui soldi, che ha generato la fuga di due ragazzi, ma la chiamata ai carabinieri è stata annotata a verbale? I misteri sono ancora tanti ed è spuntata l’ipotesi di un ricatto. Chi indaga sta cercando di svelare l’identità del pusher che ha portato la “droga liquida” a Corte Palazzo. Per ora solo Morisi è indagato per cessione di droga. Il Fatto Quotidiano ha spiegato che l’indagine sullo spacciatore potrebbe aprire nuovi scenari. Anche perché la droga dello stupro non si trova facilmente e di conseguenza la pista potrebbe arrivare fino a Milano, dove vivono Petre e l’amico.

Il quotidiano ha spiegato che alcune famiglie rom sono un punto di riferimento per questo tipo di droga. I carabinieri intervenuti il 14 agosto non hanno neanche sequestrato i cellulari. Ora gli inquirenti stanno lavorando anche ad una seconda opzione, ovvero il favoreggiamento della prostituzione, riferito al primo romeno che ha preso i soldi. Petre R. lavora come escort e vive a Milano. Ha dichiarato di aver trovato la “droga liquida” in casa di Morisi. “È stato lui a offrirla a me e al mio amico contattato su Grindr. Doveva pagarci 4 mila euro, da dividere in due. Quando siamo arrivati a casa sua ci ha dato la droga dello stupro. Non ci ha obbligato, all’inizio ci siamo anche divertiti. Ma alla fine Morisi non ci voleva pagare e io sono stato male” ha spiegato, ma la versione di Morisi non combacia. “È stato lui a portare la droga liquida. Non ho commesso alcun reato” ha dichiarato.

Morisi, ipotesi del ricatto: il quarto uomo

Un altro mistero riguarda la presenza di un quarto uomo. Nelle carte delle indagini non vi è traccia di lui, ma i vicini di casa di Morisi dicono di aver notato una Bmw nera. Hanno parlato di un uomo sui cinquant’anni che entrava in casa di Morisi senza neanche suonare, perché aveva le chiavi. Da Milano, però, è certo che sono partiti solo Petre R. e il suo amico. Quando sono arrivati i carabinieri hanno trovato in strada l’uomo e i due ragazzi. Perquisendo l’auto hanno trovato la boccetta con la droga nello zaino del ventenne. “Viene dalla casa di Morisi, quella roba è sua ma non so chi l’ha messa nel mio zaino, uno dei due che era con me direi” ha dichiarato il giovane romeno. Nei confronti dell’altro ragazzo non è ipotizzato nessun reato. “Lasciatemi stare, mi state rovinando e creando problemi con la mia famiglia” ha dichiarato. La Repubblica ha svelato che l’amico di Petre si chiama Alexander e ha profili su chat di escort gay con foto molto esplicite. Il quotidiano ha spiegato che durante le serate chiedono i soldi e se qualcuno si rifiuta minacciano di chiamare la polizia e rovinarli pubblicamente. Forse è accaduto anche a Morisi.

Morisi, ipotesi del ricatto: la possibile lite

Il Corriere della Sera ha parlato dell’ipotesi del ricatto, raccontando che nelle prime dichiarazioni agli agenti, Petre avrebbe spiegato di essere stato derubato da Morisi, che non gli aveva pagato la prestazione sessuale nonostante dovesse consegnare altri 1.500 euro. Questo conferma il racconto dei vicini, che hanno spiegato che era scoppiata una lite. Il sospetto è che i due giovani possano aver portato la droga liquida e di fronte al rifiuto di Morisi di dar loro una cifra più alta lo abbiano ricattato. La telefonata al 112 sarebbe stata una vendetta per non aver ricevuto i soldi. “È una modalità che abbiamo rilevato in numerosi casi analoghi” ha confermato un investigatore.