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Morte Avicii, il comunicato della famiglia: si è suicidato?

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I familiari del produttore e dj hanno scritto un comunicato in cui trapela l'ipotesi che Avicii si sia suicidato: "Voleva trovare pace"

Il produttore discografico e dj svedese Avicii, morto in Oman lo scorso 20 aprile a soli 28 anni, si sarebbe suicidato. La famiglia dell’artista ha pubblicato un comunicato in cui non è citata esplicitamente la causa della morte dell’artista, ma si accenna alle sofferenze psicologiche vissute da Avicii negli ultimi anni. Una dichiarazione della polizia, attesa nei prossimi giorni, chiarirà ulteriormente la vicenda. Gli inquirenti hanno già escluso la pista criminale per la morte del musicista.

‘Un’anima fragile’

I familiari hanno rilasciato una nota nella quale rivelano le fragilità del giovane artista di fama mondiale. “Il nostro amato Tim era una fragile anima artistica che cercava risposte a domande esistenziali. Un perfezionista che ha viaggiato e lavorato duramente, a un ritmo che lo ha portato a uno stress estremo. Quando ha smesso di andare in tour, voleva trovare un equilibrio nella vita per essere felice e per poter fare ciò che amava di più nella vita, cioè la musica”.

Avicii, nome d’arte di Tim Bergling, era noto al grande pubblico per successi planetari come Levels e Wake me up. Si era temporaneamente ritirato dalle scene nel 2016 per problemi di salute. “Tim non era fatto per la macchina del business in cui si è ritrovato- spiega il comunicato dei Bergling- Era un ragazzo sensibile che amava i suoi fan ma scansava le luci della ribalta. Tim, sarai per sempre amato e mai dimenticato. Il ricordo di chi eri, e della musica che suonavi, ti farà vivere per l’eternità. Ti amiamo, la tua famiglia”. Il comunicato specifica che Avicii “(…) soffriva dei suoi pensieri sul significato della vita e sulla felicità. Non poteva più andare avanti. Voleva trovare la pace“.

La sofferenza del dj

Quanto rivelato dalla famiglia Bergling rispecchia perfettamente quei chiari campanelli d’allarme sulla salute di Avicii emersi in un documentario. Disponibile su Netflix dalla fine del 2017, Avicii: true stories racconta l’intensa, seppur breve, carriera di Tim Bergling. Nel documentario inoltre sono mostrate esplicitamente le pressioni quotidiane che il giovane subiva per continuare a lavorare e a produrre. Dopo i primi grandi successi, le date dei concerti si susseguono a ritmi incessanti. Avicii è un ragazzo molto timido, come ricordato anche dalla famiglia, che improvvisamente si trova a gestire una fama sempre più crescente e lo stress che ne consegue. Si rifugia nell’alcol ma le dipendenze intaccano il suo benessere psico-fisico: quando è in tour in Australia, l’artista si ammala di pancreatite. I dolori sono fortissimi ma non può, a detta del suo staff, prendersi una pausa. L’unico modo per attenuare la sofferenza sono gli antidolorifici. Di lì a poco, Tim viene ricoverato in ospedale. Decide allora di prendere qualche mese di pausa, per recuperare la serenità e la salute che sta perdendo ogni giorno che passa. Chi lavora con lui cerca di dissuaderlo, eppure Avicii resta irremovibile. Il musicista, nel 2016, comunica il suo temporaneo ritiro dalle scene.