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Morte del medico Giuseppe De Donno, aperta un’inchiesta: telefoni e computer sotto sequestro

Il dottor Giuseppe De Donno

Morte di De Donno, aperta un’inchiesta: telefoni, tablet e computer dell'ex primario tornato a fare il generico sono stati posti sotto sequestro

In merito alla morte del medico Giuseppe De Donno, il “padre incompreso” del plasma iperimmune contro il covid, è stata aperta un’inchiesta. E nell’ambito degli accertamenti legati a quella verifica di carattere giudiziario avviata dalla Procura di Mantova gli operanti con delega di Pg hanno messo sotto sequestro telefoni e computer nella disponibilità del medico che il 27 luglio si era suicidato nella sua casa a Curtatone, nel Mantovano. In particolare gli inquirenti, partendo dalle informazioni che darebbero il camice bianco come suicidatosi per impiccagione, stanno cercando di risalire al movente.

Morte di De Donno, aperta un’inchiesta sul suo suicidio e sul possibile movente

Perché? Perché Giuseppe De Donno era un affermatissimo medico, una persona cioè che aveva mezzi e conoscenze sterminati per darsi una morte più “soft”. Ergo, gli investigatori stanno procedendo a verificare se nel tormentato storico di un medico stroncato da studi avversi alla sua scoperta possa esserci stato qualche elemento “catalizzatore” o di induzione. Attenzione: si tratta di elementi flebili, ipotetici e in punto di procedura del tutto evanescenti, tuttavia la magistratura sta lavorando esattamente per escluderli eventualmente o verificare se abbiano congruità.

Morte di Giuseppe De Donno, aperta un’inchiesta: nessun biglietto di addio

E di elementi oggettivi nell’inchiesta ve ne sono ben pochi: in primis quello dell’assenza di biglietti o messaggi che spiegassero il gesto. Poi una serie di particolari privati che agli inquirenti sono stati forniti dai familiari del dottore, la moglie Laura e i due figli Martina ed Edoardo. A quel punto si è resto necesario il sequestro per analisi minuziosa dei contenuti di smartphone, tablet e computer dell’ex primario di Pneumologia all’ospedale Carlo Poma di Mantova. Elementi cognitivi sul vissuto mainstream sono poi rappresentati dalla decisione di poche settimane fa di dimettersi dal suo ruolo apicale in ospedale e tornare a fare il generico a Porto Mantovano. De Donno era diventato molto famoso per aver cercato di contrastare la prima ondata della pandemia con l’avvio della sperimentazione sul plasma iperimmune. Per lui era “un’arma magica”, ma per la medicina ufficiale e planetaria non lo era affatto e le prese di posizione in merito furono nettissime.

Morte di De Donno e stroncatura della sua cura, aperta un’inchiesta per verificare un eventuale nesso

A novembre 2020 uno studio realizzato dall’Hospital Italiano de Buenos Aires e pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine aveva illustrato la sua tesi: l’utilizzo del plasma iperimmune sui pazienti covid gravi non sortiva alcun effetto. Da quello, secondo una lettura che è però più emotiva che oggettiva, sarebbe scaturita la delusione del dottor De Donno e la conseguente scelta di farla finita. Ma la Procura ha troppi dubbi da sciogliere e forse il primo è proprio questo sul nesso causa-effetto fra fallimento sanitario e suicidio. La salma del povero medico si trova nella morgue dell’ospedale dove ha lavorato per quasi 30 anni e, per ora, resta a disposizione dell’autorità giudiziaria.