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Morto il ragazzo coinvolto nell'inseguimento a Firenze

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E' morto lunedì 11 giugno 2018 Duccio Dini dopo il ricovero in terapia intensivo al pronto soccorso di Careggi.

E’ morto nella giornata di lunedì 11 giugno 2018 Duccio Dini, il 29enne rimasto coinvolto nell’inseguimento di tre auto in provincia di Firenze.

Subito dopo l’incidente il ragazzo era stato portato al pronto soccorso di Careggi (Fi), le sue condizioni erano apparse disperate a causa delle gravi ferite riportate e dunque era stato ricoverato in terapia intensiva. Lunedì 11 giugno 2018 in mattinata sono iniziate le procedure per accertare la morte di Duccio e la famiglia ha acconsentito alla donazione degli organi, alla quale prenderà parte anche un medico legale inviato dalla Procura di Firenze.

La sua unica colpa è stata quella di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, il padre steso lo afferma dicendo «Proprio lui, Duccio, che lì non ci doveva essere perché domenica non avrebbe dovuto lavorare».

Duccio aveva studiato Economia all’Università di Firenze e lavorava in un negozio di merchandising della Fiorentina Calcio, la sua squadra del cuore che seguiva assiduamente allo stadio dove spesso andava a tifare con gli amici. Aveva anche seguito un corso come amministratore di condomini in modo che potesse lavorare con la madre nel suo studio.

Il fatto

Duccio era fermo ad un semaforo rosso sul suo scooter in via Canova a Firenze, stava andando a lavoro quando è stato colpito dalla Hyundai ferma dietro di lui a bordo della quale c’erano un uomo e due bambini di 6 ed 8 anni. L’incidente è stato causato da una Lancia Lybra, guidata da un 44enne di etnia rom, che ha speronato nell’intento di fare marcia indietro una Opel Zafira condotta da un 43enne anche lui rom.

Tutta la scena era stata notata da un maresciallo dei carabinieri, quando egli ha intimato ai due veicoli di fermarsi questi hanno iniziato un folle inseguimento. Dietro alle prime due vetture si è lanciata anche una Volvo 960 guidata da un 65enne, padre del conducente della Lybra, che aveva a bordo anche il nipote; è stata proprio quest’ultima macchina ad andare ad impattare ad estrema velocità contro la Hyundai che ha a sua volta investito lo scooter di Duccio.

Tutto è partito da una spedizione punitiva nei confronti del 43enne che venerdì 8 giugno 2018 aveva aggredito il suocero con un pugno al volto nel campo nomadi del Poderaccio, dove tutti vivevano, perché continuava ad intromettersi nella sua vita familiare. Per questo motivo il suocero e altri familiari hanno atteso l’uomo nel parcheggio di un centro commerciale, sicuri di trovarlo nel vicino bar che egli frequentava abitualmente, luogo dal quale l’inseguimento è iniziato.

Reazione del sindaco e dei cittadini

Il sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, ha indetto il lutto cittadino e si è subito costituito parte civile nel processo contro i tre rom indagati con l’accusa di omicidio volontario; sono cadute, invece, le accuse nei confronti del 43enne inseguito che adesso è considerato solo un semplice testimone dei fatti dagli investigatori.

Fratelli d’Italia ha anche organizzato un corteo in ricordo del ragazzo cui hanno partecipato numerose persone; la rabbia di alcuni dei manifestanti ha rischiato di trasformarsi in una spedizione punitiva contro il campo rom e le forze dell’ordine sono a stento riuscite a trattenere i cittadini.

Il mediatore rom Mustafa Demir ha dichiarato: «Chiediamo scusa ai familiari del ragazzo a nome di tutta la comunità rom del Poderaccio» ma intanto sui social centinaia di post pubblicati sul profilo Facebook di Duccio chiedono che giustizia sia fatta. Lo desidera anche un suo ex collega di lavoro che dice: «Che giustizia sia fatta, perché Duccio lo merita. Amava la vita più di ogni cosa, era un ragazzo straordinario»