> > Morto il pompiere Nando, soccorritore di Alfredino Rampi nel pozzo di Vermicino

Morto il pompiere Nando, soccorritore di Alfredino Rampi nel pozzo di Vermicino

Alfredino Rampi

Addio a Nandro Broglio, il pompiere che aveva parlato notte e giorno dal pozzo con Alfredino Rampi fino alla sua morte, avvenuta dopo 36 ore di agonia

La tragedia di Vermicino, un paese alle porte di Roma, è stato l’evento che ha cambiato per sempre la cronaca e la televisione italiane. Tutto il paese, per diversi giorni, seguì in diretta televisiva le operazioni di recupero di Alfredino Rampi, così soprannominato, caduto in un pozzo nelle vicinanze della sua abitazione. Fu un susseguirsi di speranza e disperazione a ogni tentativo di recupero, fino al tragico epilogo.

Protagonista di questa vicenda è stato Nando Broglio, il vigile del fuoco che per ore, sia di giorno che notte, continuò a parlare con il ragazzino, intrappolato nel pozzo in quel tragico mese di giugno del 1981. Una vita come pompiere, Broglio è oggi scomparso all’età 77 anni per un infarto. Era ricoverato in una casa di cura sulla via Tiburtina a causa dell’Alzhaimer, malattia che lo attanagliava da alcuni anni.

“Il suo dialogo con mio figlio mi ha salvato la vita. Mi liberava dall’angoscia di dovere essere io a parlare. Di certo sarei impazzita. Nando è la persona che mi è rimasta più cara in quell’occasione”. Così ne parlava Franca Rampi, la mamma del povero Alfredino.

Alfredino Rampi: l’incidente e la tragica conclusione in diretta tv

L’incidente di Vermicino è stato forse il primo vero caso di cronaca italiana seguito da tutto il Paese in diretta tv. Avvenne nel giugno del 1981, quanto Alfredino Rampi cadde in un pozzo artesiano in via Sant’Ireneo, nella località di Selvotta, una piccola frazione vicino a Frascati. Dopo quasi tre giorni di tentativi di salvataggio, Alfredino morì dentro il pozzo, a una profondità di sessanta metri. La vicenda ebbe grande risalto sulla stampa e nell’opinione pubblica italiana. Vi fu una diretta televisiva continua della Rai nelle ultime diciotto ore del caso.

I soccorsi continuarono ininterrotti fino alle 5 del mattino del 13 giugno, quando ebbe inizio il tentativo dello speleologo Donato Caruso. L’uomo raggiunse il bambino e provò a imbracarlo, ma le fettucce che aveva usato scivolarono via subito. Caruso si fece quindi ritirare su fino al cunicolo di collegamento, dove si fermò per riposare e poi riprovare. Dopo un poco, infatti, scese nuovamente nel pozzo. Fece altri tentativi di recupero con delle manette, ma alla fine anche Caruso tornò in superficie senza esser riuscito nel proprio intento. Riportò inoltre la notizia della probabile morte del bambino. Alfredino Rampi non ce l’aveva fatta.

Come già detto, la vicenda del povero Alfredo Rampi ebbe una notevole risonanza mediatica. Fu infatti il primo evento in diretta televisiva che catturò l’attenzione di circa 21 milioni di spettatori. I quali rimasero per ore davanti al televisore per seguire lo svolgimento della vicenda.