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Mosca agita lo spettro di una "Crisi di Cuba 2.0"

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Mosca, 13 gen. (askanews) - Se lo spettro agitato è una crisi di Cuba 2.0 evidentemente i colloqui di Ginevra e Bruxelles non sono stati motivo di grande compiacimento per Mosca, alla luce delle dichiarazioni odierne della diplomazia russa. E neppure le consultazioni di Vienna con l'Organizzazion...

Mosca, 13 gen. (askanews) – Se lo spettro agitato è una crisi di Cuba 2.0 evidentemente i colloqui di Ginevra e Bruxelles non sono stati motivo di grande compiacimento per Mosca, alla luce delle dichiarazioni odierne della diplomazia russa. E neppure le consultazioni di Vienna con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa sono foriere di speranze. Un chiaro segnale di insoddisfazione trapela dalle parole del viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov, che ha guidato la delegazione russa nei colloqui di lunedì con gli Stati Uniti a Ginevra, e che oggi in un commento televisivo non ha escluso la possibilità che la Russia possa inviare risorse militari a Cuba e in Venezuela.

Parole che ricordano tristemente il periodo di più aspra Guerra fredda e contrapposizione tra Usa e Urss nei primi anni Sessanta. E benchè i colloqui di questi giorni siano stati definiti “professionali” da Sergei Lavrov, il capo della diplomazia russa non ha taciuto quello che pensava della posizione dell’Occidente “dura ed arrogante”. Pur riconoscendo che parole “dure” sono venute anche da parte russa.

Le tensioni ucraine e lo stridere dei rapporti tra la Russia e l’Ovest sono apparse di nuovo sul tavolo della riunione Osce. Mosca che nel frattempo oggi ha iniziato il ritiro delle truppe inviate per la crisi in Kazakistan – senza specificare dove verranno ricollocate – chiarisce che non intende discutere con la Nato o gli Stati Uniti la questione dello spostamento dei contingenti attraverso il territorio russo, compresi quelli vicino al territorio ucraino: la richiesta di “riportarli in caserma” non sarà presa in considerazione, ha affermato Lavrov.

La crisi ucraina non aveva mai teso tanto i rapporti. Facendo infuriare il Cremlino, un gruppo di 25 membri del Senato degli Stati Uniti dal Partito Democratico, guidato dal presidente della commissione per le relazioni estere Robert Menendez, ha presentato un disegno di legge sulle nuove sanzioni contro la Russia e Vladimir Putin, che Washington potrebbe adottare se la situazione in Ucraina dovesse peggiorare. Immediata la minaccia di ritorsioni simmetriche da Mosca. “La Federazione Russa e gli Stati Uniti hanno disaccordi su questioni fondamentali: questo è un male” ha riassunto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov nelle prime ore della giornata. Come dire, il buongiorno si vede dal mattimo.