> > Mostro di Firenze: dopo 50 anni parla l'unico sopravvissuto

Mostro di Firenze: dopo 50 anni parla l'unico sopravvissuto

Mostro di Firenze

50 anni dopo, forse l'unico sopravvissuto al mostro di Firenze, rivive quella drammatica notte

Riparte l’inchiesta sul mostro di Firenze. Per la prima volta parla Natalino Mele, unico superstite e testimone dei delitti della Beretta calibro 22. Sopravvissuto alla strage, dopo 50 anni racconta: “Vidi il sangue di mia madre e iniziai a piangere”. Sua mamma, infatti, fu uccisa dal presunto serial killer davanti ai suoi occhi.

Il racconto di Natalino Mele

“Vidi il sangue di mia madre e iniziai a piangere”, così Natalino Mele ha rivissuto a distanza di 50 anni il tragico assassino della madre. Lui, vivo per miracolo, è l’unico sopravvissuto tra gli omicidi perpetrati da Pietro Pacciani, presunto killer comunemente noto con l’appellativo di mostro di Firenze.

“Vedendo che era con la testa così, la chiamavo ma non mi rispondeva. Così cominciai a piangere”, ha confidato tra rabbia e commozione. E’ così che Natalino Mele ricorda la terribile notte in cui sua madre fu uccisa proprio davanti ai suoi occhi dal killer che in tanti sostengono si tratti di Pacciani. Ricorda perfettamente quella tragica sera: era il 21 agosto 1968. L’uomo, allora solo un bambino di 6 anni, dormiva sul sedile posteriore dell’Alfa Romeno Giulietta. Improvvisamente, spararono a Barbara Locci e ad Antonio Lo Bianco. Furono le prime due vittime della Beretta calibro 22.

Quel bimbo, oggi un adulto con ricordi ancora drammaticamente vivi e nitidi, fu l’unico a sopravvivere al serial killer italiano. Molte volte Natalino è stato interrogato su quella notte, per ricavare indizi ed elementi utili ai fini delle indagini, affinché divenga possibile chiudere definitivamente questo tragico capitolo della nostra cronaca nera. Più volte gli è stato chiesto chi fosse l’uomo che sparò a sua madre. Eppure Natalino a questi interrogativi non sa dare una risposta: non ha mai visto in faccia l’uomo che che lo separò per sempre dalla mamma. “Io dormivo. Sa quante volte ci ho pensato?”, ha confidato. All’epoca fu sottoposto a molti interrogatori, ma il viso del killer rimase sempre nascosto nei meandri più bui della sua mente.

Mostro di Firenze

Chi era Pietro Pacciani

E’ Pietro Pacciani il contadino di Mercatale Val di Pesa che fu tra i protagonisti delle tragiche vicende giudiziarie che coinvolsero il territorio fiorentino tra la fine degli anni Sessanta e il 1985.

Mostro di Firenze

Condannato all’ergastolo nel 1994, fu assolto poco dopo. Ma la Corte di Cassazione annullò l’assoluzione. Al momento della scomparsa, Pietro Pacciani stava ancora sperando in un nuovo processo. Morì il 22 febbraio del 1998. A distanza di oltre 20 anni dalla sua morte, il legale delle famiglie dei due giovani francesi uccisi nel 1985 dal “mostro di Firenze”, com’è stato denominato Pacciani, ha assegnato al Dottor Edoardo Franchi la relazione peritale consegnata all’epoca dei fatti dal Professor Giovanni Marello alla Procura della Repubblica di Firenze. Si parlò di decesso per cause naturali. Ma adesso sembrano emergere diverse ragioni che smentirebbero quanto sentenziato. Stando a quanto dichiarato nel nuovo referto, potrebbe essere l’avvelenamento la causa del suo decesso.

Era un contadino nato a Vicchio nel 1925. E’ proprio nel suo paese natale che aveva ucciso nel 1951 l’amante della fidanzata. Così aveva scontato la sua prima condanna, pari a quasi 15 anni in carcere. Vicino alla villa di campagna del magistrato di Firenze furono uccisi i vicchiesi Claudio Stefanacci e Pia Rontini. Renzo (il padre di quest’ultima) ha lottato tutta la vita per ottenere la verità sull’omicidio della figlia. Morì poi stroncato da un infarto nel dicembre del 1998 nella sede del tribunale fiorentino.

I cosiddetti compagni di merende avrebbero ucciso 16 persone. Si tratterebbe di sette coppie che si appartavano alla ricerca di intimità nelle campagne fiorentine e una coppia di amici. Di solito il ragazzo veniva freddato con un colpo di pistola mentre alla ragazza venivano asportati i genitali dopo essere stata uccisa. Questa pratica macabra ha indotto più volte gli inquirenti a pensare che dietro ai delitti ci fosse un medico o un esperto di chirurgia.

I processi hanno portato alle condanne di Mario Vanni (ergastolo) e Giancarlo Lotti, 26 anni. I due sono stati reputati autori materiali di almeno quattro degli otto duplici delitti: quelli di Montespertoli, Giogoli, Vicchio e Scopeti.