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I motivi dell'emigrazione

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L'emigrazione è un fenomeno antico. Una delle sue cause principali è quella di natura economica. Seguono motivi politici, religiosi e personali.

Si parla di emigrazione per indicare il fenomeno sociale che riguarda lo spostamento di una o più persone dal proprio Paese d’origine ad un altro. L’emigrazione ha le sue origini nel passato. I primi flussi migratori risalgono infatti alla metà del 1800, quando intere famiglie cominciarono a spostarsi dall’Italia e dal resto d’Europa verso le Americhe, il Canada e l’Australia, principalmente per motivi economici. Le cause dell’emigrazione, che spingono milioni di individui a lasciare i propri luoghi natii e le proprie famiglie e ad emigrare in Paesi con lingua, cultura, usi, costumi e tradizioni diversi, sono in realtà molteplici. Motivi religiosi, politici, economici e sociali che stanno alla base del flusso migratorio spesso s’intrecciano tra loro.

Perché la gente emigra?

Dopo l’emigrazione della prima metà del 1800, un nuovo flusso migratorio interessò l’Europa, diretto verso gli Stati Uniti che, in quegli anni, stavano vivendo un vero e proprio boom economico. Molti furono soprattutto gli italiani che varcarono i confini del Nuovo Mondo. Si trattava, soprattutto in un primo momento, di uomini che provenivano dal sud dell’Italia, dove regnava una grande povertà. Così grandi battelli a vapore capaci di trasportare centinaia di persone, cominciarono a solcare l’Oceano Atlantico, diretti verso gli Stati Uniti d’America.

C’è però una fondamentale differenza tra le migrazioni volontarie e le migrazioni forzate: le prime sono legate principalmente a motivi di lavoro; le seconde sono invece determinate da conflitti interni ai propri Paesi, da lotte politiche e religiose e dalla violazione dei diritti umani, che spingono intere popolazioni a rischiare anche la vita, pur di garantire a se stessi e ai propri cari un futuro e un’identità migliori.

Cause principali dell’emigrazione

Una delle cause principali, se non la principale, dell’emigrazione è quella di natura economica, che ha spinto generazioni ad abbandonare le proprie terre per sfuggire alla fame e alla povertà, alla ricerca di una vita migliore. Accanto a questa ce ne sono però altre, secondarie, ma non per questo meno importanti. Tra queste, la ricerca di un lavoro migliore che possa offrire delle maggiori soddisfazioni, non solo economiche, ma anche professionali, per esempio, non è da sottovalutare; poi ci sono anche fattori di natura politica, come il voler sfuggire a dittature, guerre, violenze e oppressioni che regnano nel proprio Paese; o ancora cause religiose dovute, per esempio, al divieto di poter praticare liberamente il proprio culto religioso. Sebbene la libertà religiosa sia stata dichiarata diritto umano universale nel 1948 dalle Nazioni Unite, tuttavia, molti Paesi non permettono ai cittadini di praticare liberamente il proprio credo religioso. Alcuni Paesi hanno infatti restrizioni severe quando si tratta di libertà di religione: tra questi l’Afghanistan, l’Iraq e l’Arabia Saudita, solo per citarne alcuni. Emigrare in un Paese come gli Stati Uniti dà la possibilità agli immigrati di praticare la propria religione. Esistono poi motivi di natura personale come una scelta dovuta alla voglia di cambiamento o alla distanza con il partner che vive in un luogo diverso; o disastri naturali e ambientali come terremoti, tsunami, alluvioni o carestie. Si emigra poi anche per sfuggire alla giustizia del proprio Paese per un reato che prevede l’arresto. C’è poi chi emigra anche per motivi di studio, alla ricerca di un’ istruzione migliore che garantisca un futuro migliore. Molti Paesi hanno dei sistemi d’istruzione diversi e più avanzati che spingono una famiglia o un individuo a fare delle scelte qualitative migliori, soprattutto per i propri figli. Una scuola pubblica in un Paese del terzo mondo, per esempio, non può offrire lo stesso livello d’ istruzione di una scuola pubblica nei Paesi sviluppati. Migliori opportunità educative potrebbero tradursi, in un futuro, in opportunità di lavoro migliori. Alla base della scelta di abbandonare un luogo per un altro c’è anche la migliore assistenza sanitaria del Paese di destinazione.

Vantaggi ed effetti dell’emigrazione

L’emigrazione da un luogo ad un altro ha certamente i suoi vantaggi, che variano a seconda del luogo in cui si decide di emigrare. E’ comunque evidente che il motivo principale che spinge milioni di persone a spostarsi è sempre la speranza di migliori opportunità lavorative rispetto al proprio Paese d’origine e di trovare quindi una certa stabilità, anche economica.

Tra gli effetti dell’emigrazione occorre ricordare il rilancio e la ripresa di alcuni settori dell’economia del Paese in cui si emigra. Settori che erano in crisi a causa della difficoltà di trovare manodopera che accettasse di svolgere lavori più umili. A volte però, si assiste alla cosiddetta “fuga di cervelli” che produce degli effetti negativi nel Paese che si lascia e che toglie lavoro alla gente che vive nel Paese in cui ci si trasferisce. Da non trascurare eventuali conflitti e tensioni interne che possono crearsi nel nuovo Paese, dovuti alla convivenza tra realtà linguistiche, culturali, etniche e religiose diverse e alla reciproca diffidenza tra gente autoctona e nuovi arrivati.