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Mottarone: dolore e voglia di ripartire, un anno dopo si attende giustizia per 14 morti

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Milano, 20 mag. (Adnkronos) - Un anno dopo resta il dolore per le vittime del Mottarone, ma c'è anche la voglia di ripartire. A dodici mesi di distanza dalla tragedia della funivia - in cui hanno perso la vita 14 persone tra cui due bambini - la comunità ricorda quanto accaduto il...

Milano, 20 mag. (Adnkronos) – Un anno dopo resta il dolore per le vittime del Mottarone, ma c'è anche la voglia di ripartire. A dodici mesi di distanza dalla tragedia della funivia – in cui hanno perso la vita 14 persone tra cui due bambini – la comunità ricorda quanto accaduto il 23 maggio e lo fa lunedì con una messa, quindi con un ceppo (questa cerimonia sarà riservata) in ricordo di chi ha perso la vita nella cabina numero 3. In quella ovovia, in una delle prime domeniche di sole dopo il lockdown, sono precipitati i sogni di Serena Cosentino, 27 anni di origini calabresi e una borsa di studio al Cnr, del fidanzato di origine iraniana Mohammed Reza Shahisavandi, 30 anni, della coppia emiliana Roberta Pistolato (festeggiava i suoi 40 anni) e Angelo Vito Gasparro, dei fidanzati varesini – Silvia Malnati 26 anni e Alessandro Merlo 29 – e della famiglia Zorloni con il marito Vittorio, la moglie Elisabetta Persanini e il figlio Mattia (5 anni).

Vite diverse unite dall'ultima corsa ripresa in un video che toglie il fiato e che mostra la cabina a pochi passi dalla stazione di monte, poi la fune traente dell'impianto che si spezza, la cabina che torna indietro appesa al cavo portante, sbatte a forte velocità contro uno dei piloni e precipitata al suolo dopo una caduta di oltre 20 metri, poi scivola "a folle velocità" fino a quando gli alberi non la fermano. Su quella montagna che guarda al lago Maggiore resta un solo sopravvissuto e una famiglia annientata: Amit Biran, 30 anni, che si era trasferito a Pavia per studiare Medicina, la moglie Tal Peleg, di 27, e il figlio Tom di 2 anni. Muoiono anche i bisnonni Itshak Cohen, 82 anni, e la moglie Barbara Cohen Konisky, 70 anni, arrivati in visita da Israele. L’unico sopravvissuto è l'altro figlio della coppia, Eitan di 6 anni, poi al centro di una contesa familiare tra Italia e Tel Aviv.

Al dolore si unisce lo sdegno per un incidente che non è una fatalità, ma ha responsabilità precise: sulla cabina precipitata è ancora inserito un 'forchettone' – una pinza che serve a tenere aperte le ganasce dei freni ma che impedisce la frenata in caso di emergenza. La procura di Verbania guidata da Olimpia Bossi apre un'inchiesta e i primi iscritti arrivano subito: all'alba del 26 maggio ci sono i primi tre arresti con l'accusa di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e omissioni di cautele. A finire dietro le sbarre sono Luigi Nerini l'amministratore unico delle Ferrovie del Mottarone che gestisce l'impianto della funivia, Gabriele Tadini caposervizio responsabile dell'impianto (che confessa di aver 'bloccato' il freno) ed Enrico Perocchio l’ingegnere, direttore di esercizio, dipendente della Leitner a cui è affidata la manutenzione.

La "deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza" costa ai tre la custodia cautelare. Il 29 maggio il gip di Verbania Donatella Bonci Buonamici non convalida il fermo: gli indagati lasciano il carcere e vengono disposti i domiciliari solo per Tadini che 'confessa' le sue colpe e contro il quale non ci sono elementi per tenerlo dietro le sbarre. Contro Nerini e Perocchio è "palese", a dire del giudice, "la totale mancanza di indizi che non siano mere, anche suggestive supposizioni". Il quadro che emerge dalle indagini è sconcertante: non è la prima volta che quel 'forchettone' è stato lasciato inserito per evitare di fermare l'impianto e perdere soldi, ma quell'intervento umano non spiega perché la fune, che va sottoposta a controlli costanti, si spezza.

E' su questo versante che si concentrano le perizie della procura – le conclusioni sulla 'testa fusa' della cabina sono attese per fine giugno – per stabilire in un prossimo processo se esiste e nel caso qual è la gradualità nella responsabilità dei 14 indagati, nove persone e due enti: Ferrovie del Mottarone la società che gestisce la funivia e Leitner, la società di Vipiteno che ha il contratto di manutenzione dell'impianto. Un anno dopo la funivia di proprietà della Regione Piemonte – era rimasto 'in sospeso' l'accordo con cui si sanciva il passaggio al Comune di Stresa – è ancora sotto sequestro ma Stresa ha voglia di ripartire. "Abbiamo chiesto un 'modello Morandi' con tempi più 'rapidi' per la ricostruzione. Una funivia innovativa, moderna, magari progettata da un archistar che possa diventare un oggetto di per sé attrattivo per il territorio, naturalmente senza dimenticare le vittime", dice all'Adnkronos il sindaco Marcella Severino.

Un progetto nelle mani del professor Angelo Miglietta, prorettore dell'università Iulm di Milano, docente di economia delle imprese, nominato ad aprile dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia come suo consulente speciale per la ricostruzione della funivia. L'impianto, che difficilmente entrerà in funzione prima di un anno, prevederà anche un ricordo per le vittime. "Questa iniziativa – spiega all’Adnkronos l’esperto – è anche un tentativo per provare a superare ciò che è accaduto e a fare emergere – in uno spirito che intende ricordare il motto agostiniano 'Ex malo bonum' – da un'esperienza così tragica un futuro positivo". In attesa del dissequestro e del processo, resta il dolore delle famiglie 'spezzate' che non hanno ancora la forza di raccontare. "Non sono emotivamente pronta per parlarne", dice un familiare. "E' da un anno che ci chiedono un'intervista, ma non ne abbiamo mai rilasciata una perché non ne abbiamo tanta voglia" è la risposta candida di una sorella. Dopo un anno per loro il dolore è identico.