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Mujina: la leggenda giapponese dello spirito senza volto

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Lo spirito senza volto che infesta le leggende metropolitane del Giappone è conosciuto in Occidente col nome di "mujina", anche se il suo nome vero è "noppera-bō"

La mitologia giapponese, si sa, è ricca di spiriti e di esseri folkloristici. Molto noti, per esempio, sono i Kappa, gli Oni.

C’è un altro spirito che, secondo le leggende metropolitane, si aggira anche per le grandi città, procurando guai a chi si aggira da solo. Sono gli spiriti che vengono chiamati Mujina. Si tratta di esseri senza volto, che però inizialmente possono anche presentarsi con i tratti somatici di una persona familiare alla vittima. Secondo alcune leggende sono esseri innocui, ma secondo altre sono spiriti burloni e a volte pericolosi.

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Il vero nome di questi spiriti sarebbe Noppera-bō. Per via di un errore di Lafcadio Hearn, commesso nel suo libro Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things, una raccolta di storie e leggende giapponesi del 1904, in cui si trova anche il racconto Il mujina della strada di Akasaka, il nome Mujina è rimasto famoso soprattutto in Occidente. Il termine in realtà indicherebbe, a seconda delle regioni del Giappone, il tanuki o la civetta delle palme mascherata.

La storia riportata da Lafcadio Hearn, che è il primo che ha introdotto questo spirito nell’immaginario dei Paesi di lingua inglese, narra di un viaggiatore che attraversa una strada buia e solitaria di Akasaka. Lungo questa via c’era un pendio, con un profondo fossato a lato, chiamato Kii-no-kuni-zaka (Pendio della Provincia di Kii), dove si sentiva spesso un pianto di donna. La gente che si attardava oltre il tramonto era disposta a percorrere chilometri pur di aggirare quella via.

Il viaggiatore, un vecchio mercante, ebbe un problema con il suo carretto. Questo, prendendo una buca, perse una ruota e ruppe l’asse. Il povero vecchio impiegò tutto il pomeriggio per aggiustare il suo carretto. Quando si rimise in marcia era già calato il sole.

Lungo il Kii-no-kuni-zaka, ad un certo punto, incontrò una giovane donna a lato della strada. La poverina era chinata sul ciglio della strada e mandava lamenti strazianti. Era vestita con gusto e portava un’acconciatura curata come le giovani di buona famiglia. Il mercante, temendo che la ragazza volesse suicidarsi, si accostò a lei e cercò di farsi dire quale fosse il motivo della sua disperazione. La giovane continuava a singhiozzare e copriva ostinatamente il volto con le lunghe maniche del suo abito.

Il vecchio, non sapendo che fare, pose una mano sulla spalla della ragazza, nel tentativo di darle conforto. Non appena la ragazza sentì il tocco della mano del vecchio, ritrasse le braccia dal volto. Quello che il vecchio vide fu un volto senza naso, bocca e occhi: un volto perfettamente liscio.

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Il mercante venne preso dal panico e corse a perdifiato su per il pendio, gridando di terrore. Quando fu stremato e non riuscì più a proseguire, dovette fermarsi. Non aveva nemmeno il coraggio di girarsi per guardare alle sue spalle, temendo di vedere giungere lo spirito di prima. In quel momento però ebbe la consapevolezza che, nella fretta della fuga, aveva dimenticato il suo carretto giù in fondo alla strada. Non poteva abbandonare il suo carretto, era un pover’uomo che viveva delle merci che riusciva a trasportare.

Raccolse tutto il suo coraggio e decise di tornare indietro. Vide in lontananza una flebile luce. Mano a mano che si avvicinava, scoprì che si trattava della lanterna di un venditore ambulante di soba, che si trovava accanto al suo carretto. Ne fu sollevato, soprattutto al pensiero che almeno non avrebbe dovuto percorrere quella strada da solo. Si avvicinò al venditore e questi gli chiese:

«Cosa hai vecchio? Che ti succede? Qualcuno vuol farti del male?» chiese il venditore di soba.
«No, nessuno mi fa del male, ma ho visto una donna vicino al fossato e lei mi ha fatto vedere… una cosa spaventosa!» rispose il vecchio mercante.
«Ti ha fatto vedere una cosa come questa?» gridò il venditore toccandosi la faccia, che di colpo diventò liscia. In quel momento la luce della lanterna si spense. L’indomani il vecchio mercante venne trovato lungo il Kii-no-kuni-zaka morto di crepacuore.

Lo spirito senza volto nel resto del mondo

Questa è la versione della storia più raccontata, ma il Giappone non è l’unico luogo dove questo spirito è stato avvistato. Ci sono stati diversi avvistamenti anche alle Hawaii.

Anche in Italia abbiamo una leggenda simile. A Torba, in provincia di Varese, si trova un monastero un tempo abitato da monache. Nella parete ovest del secondo piano è rimasto un affresco abbastanza ben conservato che rappresenta una teoria di otto monache. Di queste, tre sono raffigurate senza lineamenti, il volto è un ovale perfetto.

La leggenda narra che quando l’affresco veniva realizzato, tre monache dovettero allontanarsi dal monastero. I ritratti vennero lasciati incompleti nell’attesa di un eventuale arrivo di altre tre monache. Ciò non avvenne mai e i ritratti rimasero così. Le tre monache che erano partite morirono nel corso degli anni e si racconta che i loro spiriti vaghino ancora nei dintorni di Torba, cercando di rientrare nei ritratti. Quando ci riusciranno potranno finalmente accedere al Paradiso e, quando questo accadrà, lo sapremo, perché l’affresco sarà finalmente completo.