Roma, 19 set. (Adnkronos) – "Un percorso lungo", un "sogno vagheggiato da illustrissimi predecessori, grandi compositori come Richard Wagner che parlava di 'opera d'arte totale' dove tante forme di espressione possono mettersi insieme, e da architetti come Walter Gropius, che pensava che la rappresentazione potesse accadere in un posto che era già della vita". Claudio Baglioni torna sul palco con l'ultimo atto della sua trilogia, 'A Tutto Cuore', e l'imponenza del progetto si respira appena entrati per assistere alla prova generale allo stadio Centrale del Foro Italico, dove il cantautore romano debutta stasera.
Un enorme cuore rosso campeggia sul palco in 3D, su un megaschermo diviso in tre. L'attesa è palpabile, vietato riprendere o fotografare: "Se proprio il demonio della documentazione vi dovesse prendere, fatelo tra qualche giorno, altrimenti ci fate un danno", scherza Claudio in total black come al solito, parlando con il pubblico degli accreditati prima della performance. Che finalmente inizia, e l'effetto d'impatto è sorprendente. 450 luci a effetto led, ai lati i 21 polistrumentisti della band orchestra diretta da Paolo Gianolio e ben 101 artisti che si avvicendano sul palco oltre a Baglioni: ci sono infatti 52 performers e 28 tra coristi e ballerini. 550 i costumi originali, in un coreografia ideata e progettata dal direttore artistico Giuliano Peparini.
Si parte con 'Le vie dei colori' e mentre un 'alter ego' del cantante si aggira per la scena, saltimbanchi, acrobati, danzatori e maschere mescolano i linguaggi. 'E tu come stai', 'Dagli il via', lo show entra nel vivo e snocciola 40 grandi successi di un repertorio unico che fanno entrare in un'altra dimensione. Impossibile non cantare, anche per i giornalisti presenti. "Mi piace fare qualcosa che possa essere di evasione -spiega Baglioni- Non possiamo far scendere il numero degli accidenti che accadono nel mondo ma possiamo far salire il numero delle cose belle, sognanti, positive, interessanti. Non per smettere di pensare, ma per cominciare a pensare anche a qualcos’altro". Baglioni fa tutto tranne che crogiolarsi sugli allori. "Cerco la non omologazione -sottolinea- Spesso l’artista veterano tende sempre di più a farsi un monumento autocelebrativo, ha quasi più piacere lui di andare ai suoi concerti, ma così non c'è più niente di propulsivo, diventa una sorta di cerimonia".
E mentre la scaletta regala delle rivisitazioni di hit intramontabili come 'Quanto ti voglio', 'E adesso la pubblicità', 'W l,'Inghilterra', 'Noi no', l'imprescindibile 'Questo piccolo grande amore', 'Porta Portese' (dove con voce attoriale da mercante di strada Baglioni presenta la sua 'crew'), 'E Tu' con un finale a cappella da brivido, 'Strada Facendo' che vede i performers andare tra il pubblico, sino al crescendo finale di 'La Vita è Adesso', l'idea che viene spontanea è che lo show si presti ad esplodere in spazi più ampi, come gli stadi. ll cantautore romano non scarta affatto l'ipotesi. "Sì, può essere -dice- Stiamo facendo delle prove nell’ottica di tornare su palchi più grandi. Ma bisogna ritrovare quella dimensione giusta, quel rapporto tra palco e pubblico" per fare in modo che lo spettacolo "non sia una cosa che puoi vedere solo da lontano sugli schermi e non c’è più l’azione teatrale, quella vera".
Molti i riferimenti evocativi all'attualità delle coreografie, ma quasi impossibile sfruculiare il direttore artistico Peparini sui 'messaggi' che emergono. "Non cerco i messaggi volontariamente, spesso vengono d'istinto, si creano da soli", dice. E se in 'Mal D'amore' i colori giallo e blu "non si riferiscono volontariamente all'Ucraina" ("Anche se sono contento di aver onorato un Paese che ne ha bisogno", spiega), sui bambini soldato fra i banchi di scuola di 'E adesso la pubblicità', è Claudio a stemperare ironico: "Per non fare politica abbiamo cercato banchi di tanti anni fa, senza rotelle", scherza.
Nella chiacchierata post concerto, davanti a un prosecco e in camicia più sbarazzina rispetto alle numerose giacche indossate nel live, c'è spazio per una serie di considerazioni più riflessive. "Il pubblico ha voglia di non stare da solo, di tornare forse ad essere chiuso dentro una casa", rileva Baglioni, a commento delle 8mila presenze che assisteranno al live nelle sei date romane del 21-22-23-28-29-30 settembre. Poi, con le agenzie, una boutade su Sanremo. "Se ci tornerei il prossimo anno? Può essere, ma se tornassi lo farei da direttore artistico, e metterei in gara solo 16 canzoni. Così potrei vincere più facilmente", scherza. Per il momento, il pubblico ha davanti 26 appuntamenti in tutta Italia per sognare 'A Tutto Cuore'.
(di Ilaria Floris)