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Naufragio migranti, nuove accuse all'Italia e all'Ue: "Cutro non doveva ripetersi"

Naufragio

Dopo l'ennesimo naufragio avvenuto in zona sar libica, arrivano nuove accuse all'Italia e l'Unione Europea.

Dopo l’ennesimo naufragio avvenuto in zona sar libica, con 17 superstiti e 30 dispersi, sono arrivate nuove accuse all’Italia e all’Unione Europea. L’ennesima tragedia che è stata ricostruita da Alarm Phone. Mediterranea Saving Humans ha sottolineato che “Cutro non doveva ripetersi”.

Naufragio migranti, nuove accuse all’Italia e all’Ue: “Cutro non doveva ripetersi”

Arrivano nuove accuse all’Italia e all’Unione Europea. “Cutro non doveva ripetersi, invece la strage continua” ha dichiarato Mediterranea Saving Humans, dopo l’ennesimo naufragio avvenuto in zona sar libica con 17 superstiti e 30 dispersi. Alarm Phone aveva lanciato l’sos sulla barca sovraccarica e in pericolo già sabato 11 marzo. “Un naufragio che si poteva e doveva evitare: sapevano delle 47 vite in pericolo da 30 ore, hanno atteso che la cosiddetta Guardia costiera libica li catturasse, non hanno attivato le navi militari italiane ed europee presenti nell’area” ha dichiarato. “Trenta persone sono morte. Sarebbero ancora vive se l’Europa non avesse deciso di lasciarle annegare” ha dichiarato Alarm Phone, che ha ricostruito le drammatiche ore prima della tragedia. “Abbiamo informato, ripetutamente, sia via e-mail che per telefono, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) italiano di questa situazione. Abbiamo inviato le posizioni Gps, segnalato il deterioramento delle condizioni, delle persone e dell’imbarcazione, chiedendo più volte che venisseálanciata immediatamente un’operazione di soccorso. Poco dopo il primo Sos, alle 3:01, abbiamo chiesto al Mrcc di Roma di ordinare alla nave mercantile Amax Avenue, che si trovava nelle vicinanze, di intervenire. Eppure, nonostante la vicinanza, la nave ha proseguito oltre il luogo dove si trovava l’imbarcazione, senza fermarsi. Se il Mrcc di Roma glielo avesse ordinato, sarebbe potuta intervenire” ha dichiarato.

Nove ore dopo il primo sos, Seabird 2, velivolo di ricognizione di Sea-Watch, ha avvistato l’imbarcazione in difficoltà, informando le autorità, ma solo dopo diverse ore navi mercantili hanno raggiunto il luogo indicato. “Questo ritardo, uno dei tanti ritardi sistematici che Alarm Phone ha documentato nel corso degli anni, si è rivelato letale. Per molte ore, le navi mercantili si sono limitate a monitorare la situazione senza intervenire. Evidentemente, le autorità italiane stavano cercando di evitare che le persone venissero portate in Italia, ritardando l’intervento in modo che la cosiddetta guardia costiera libica arrivasse e riportasse con la forza le persone in Libia, nelle condizioni di tortura da cui avevano cercato di fuggire” ha dichiarato Alarm Phone. Inizialmente le autorità libiche hanno annunciato il loro intervento, per poi dichiarare che non c’erano mezzi disponibili, dichiarando che a coordinare l’evento era l’Italia. L’ultima comunicazione tra le persone a bordo e long è avvenuta alle 6.50 del 12 marzo, in cui chiedevano aiuto. “Perché, data l’urgenza della situazione, le autorità italiane non hanno inviato immediatamente sul luogo dell’emergenza mezzi di soccorso adeguati? Perché hanno esitato a dirigere le navi mercantili vicine verso l’imbarcazione in pericolo, nonostante fossero a conoscenza della situazione e delle condizioni critiche? Dov’erano gli assetti dell’operazione navale Irini dell’Ue e, se disponibili, perché non sono intervenuti? Perché le navi mercantili si sono limitate a monitorare la situazione e non hanno cercato di soccorrere le 47 persone, prima che l’imbarcazione si capovolgesse? Perché le cosiddette guardie costiere libiche non erano disponibili a intervenire? Perché, pur sapendo che le autorità libiche non potevano intervenire, le autorità italiane continuano a indicarle come autorità responsabili? Perché le Ong di soccorso sono bloccate nei porti italiani? Perché, dopo il naufragio letale di Crotone, che si somma a innumerevoli morti e scomparse avvenute nel Mediterraneo negli ultimi anni, l’Ue continua a militarizzare i suoi confini, a scoraggiare le persone in movimento e a lasciarne annegare migliaia?” si chiede l’ong.

Il reso conto della Guardia Costiera

La Guardia Costiera ha spiegato che nella notte dell’11 marzo Alarm Phone aveva segnalato al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico una barca con a bordo 47 migranti, in seguito avvistato dal Seabird 2, che ha contattato il mercantile Basilis L, che ha confermato l’intervento, ma che ha avuto difficoltà nel soccorso, per cui è stato mandato un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito. La Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma ha inviato 3 mercantili e all’alba sono iniziate le operazioni di trasbordo dei migranti. Durante le operazioni di soccorso da parte della motonave “Froland“, il barchino durante il trasbordo dei migranti si è capovolto. Il mercantile si è diretto verso Malta per lo sbarco di due persone che avevano bisogno di cura, mentre le operazioni di ricerca dei dispersi sono andate avanti con l’aiuto dei mercantili presenti in zona. L’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità SAR italiana registrando l’inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area.

Le dichiarazioni sul nuovo naufragio

L’Italia “sta soccorrendo decine e decine di navi e barconi ogni giorno. Mi pare strumentale continuare a puntare il dito verso di noi che, invece, avevamo visto giusto. Il governo è impegnato in ogni modo per salvare queste persone, ma è impossibile garantire la sicurezza a tutti. Ciò dimostra che l’Italia non può essere lasciata sola” ha dichiarato Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento al Corriere della Sera. “Nessun decreto è mai stato blindato. Martedì in Senato il testo inizierà il suo iter. E il Parlamento può sempre migliorare il testo. È già avvenuto. Può accadere anche questa volta se l’approccio è costruttivo” ha aggiunto il ministro.

Nicola Molteni, sottosegretario leghista, concorda con la premier Giorgia Meloni che ha dichiarato di voler abolire la protezione speciale. “Credo che tutti siano consapevoli della necessità di intervenire per fermare quella che ormai è diventata una forma di sanatoria illegale, perché favorisce la concessione di permessi di soggiorno che vanno ben oltre la definizione di protezione internazionale” ha dichiarato il sottosegretario. “Dobbiamo garantire lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria, cioè accogliere chi scappa da guerre e persecuzioni. Il resto è un di più e può essere cancellato” ha aggiunto. “Non può passare il principio che, anche se non hai diritto alla protezione internazionale, in Italia la ottieni lo stesso. La protezione speciale è diventata anche un fattore di attrazione per le partenze verso l’Italia” ha concluso.

Rispetto a un paio di anni fa stiamo vivendo una situazione geopolitica diversa in alcune zone del Nord Africa, dove si intrecciano gli interessi di Turchia, Russia, Cina, Iran. Mi pare evidente che, ad esempio, la Russia possa avere l’interesse a destabilizzare quell’area geografica per moltiplicare i flussi migratori e mettere in difficoltà i Paesi europei che si sono schierati contro di lei nella guerra con l’Ucraina. Se tu blocchi l’invio di grano, aumenti l’inflazione e la disoccupazione, è ovvio che un popolo alla fame cercherà di scappare in Europa. Ma voi credete davvero che le guerre si combattano solo con le armi convenzionali? La Russia sta creando una vera e propria ‘bomba migratoria’ per mettere in difficoltà l’Europa. Provate a pensare se a un certo punto dovesse incendiarsi la situazione politica nel Nord Africa. Sarebbe un disastro per l’Europa e soprattutto per l’Italia che è in prima linea nel Mediterraneo” sono le parole di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, a Libero. “È arrivato il momento di coinvolgere anche l’Alleanza Atlantica. Qui non c’è più tempo da perdere. Nel Mediterraneo passano gasdotti, elettrodotti, che possono diventare bersagli di guerra. Serve subito un piano che da un lato stabilizzi la situazione geopolitica in Africa e dall’altro presidi il Mediterraneo e blocchi le partenze” ha aggiunto.