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Nella foresta del presente, la delicatezza di Olmo Missaglia

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Milano, 5 lug. (askanews) - *** file Olmo Missaglia cop *** file Olmo Missaglia Itw *** file Olmo Itw Forte Venezia, 5 lug. (askanews) - Il teatro è un luogo dove le domande sul presente trovano uno spazio di risonanza, una formulazione capace di unire messa in scena e verità. Succede così ...

Milano, 5 lug. (askanews) –

*** file Olmo Missaglia cop

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Venezia, 5 lug. (askanews) – Il teatro è un luogo dove le domande sul presente trovano uno spazio di risonanza, una formulazione capace di unire messa in scena e verità. Succede così anche con “Una foresta”, lo spettacolo di Olmo Missaglia selezionato da Biennale College e approdato a Venezia, alla Biennale Teatro diretta da ricci/forte. Un progetto corale, anche nella scrittura scenica, che racconta di tre giovani e una voce narrante sperduti nel territorio silvano del nostro tempo.

“In realtà – ha detto Olmo Missaglia ad askanews – la storia non è la cosa più importante del progetto, nel senso che è un espediente che ci permette poi di attraversare il terreno dell’immaginario, dei sogni, delle proiezioni del futuro delle paure: tutta una serie di sensazioni contraddittorie, anche di smarrimento, che si possono provare al momento del passaggio all’età adulta. Il tentativo che noi facciamo nel progetto è quello di aprire delle brecce di immaginario per emanciparci da questo reale che a volte è molto opprimente e ci toglie completamente la capacità di sognare”.

Sulla scena, concepita come spazio vuoto e di possibilità, gli attori si muovono con quella che possiamo solo definire “onestà”, un’onestà che è artistica e generazionale, strutturata e del tutto esposta. Si sente l’eco di un tempo disperso, frammentato, soggiogato dalla dominazione digitale, ma in essa i personaggi trovano spazi di identità e anche, per quanto possibile, di una felicità che sembra poter raccogliere e riutilizzare le tracce culturali della società di massa. Che, possa piacere o meno, è quella in cui i protagonisti sono chiamati a muoversi e a fare i conti. Ciascuno a suo modo, sotto lo sguardo, che non perde mai attenzione e tenerezza, del regista.

“Quello che poi fanno gli attori e le attrici – ha aggiunto Missaglia – sono tentativi di raccontarsi attraverso le loro esperienze, che sono spesso contraddittorie, ma anche segnate dall’immaginario collettivo e popolare”.

La foresta è vasta, a tratti sembra impenetrabile, ma è sempre riconoscibile in quanto contemporanea. E il progetto di Missaglia si inserisce alla perfezione nel ragionamento sui confini della drammaturgia che la Biennale Teatro 2022 ha portato avanti con lucidità e un fortissimo senso di ragionamento sul presente, il nostro presente.

“È un lavoro – ci ha detto Gianni Forte, direttore della Biennale Teatro 2022 insieme a Stefano Ricci – che mi dà fiducia e mi commuove perché ritrovo un’energia limpida, una delicatezza, in un mondo di rumori, di frastuoni e di rimbombi”.

Ecco, la questione, sedendo in sala, sembra essere proprio questa: Olmo Missaglia e i suo attori hanno ascoltato e fatto proprio tutto quel rumore e quel frastuono, e ne hanno fatto un’opera delicata, struggente, che naviga nelle tristezze di una generazione, ma che sa anche brillare di quella parola impossibile che, in italiano, suona come “speranza”.

(Leonardo Merlini)