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No del parlamento svizzero all’aiuto del governo per la fusione Credit Suisse-UBS

Il Parlamento elvetico dice no agli aiuti per la fusione Credit Suisse-Ubs

No alla fusione Credit Suisse-UBS, la Camera bassa non si fa "adescare" dalle modifiche in corso d'opera dei colleghi della alta

Quel “matrimonio” non s’ha da fare e arriva il no del parlamento svizzero all’aiuto del governo per la fusione Credit Suisse-UBS. Che accade? Che quei 109 miliardi di franchi non saranno erogati dopo la decisione drastica della Camera bassa. Il dato storico è di queste ore: il parlamento svizzero ha respinto l’aiuto del governo di 109 miliardi di franchi svizzeri per la fusione di Credit Suisse ( CSGN.S) con UBS (UBSG.S).

Fusione Credit Suisse-UBS, no del Parlamento

Si tratta di circa 120,82 miliardi di dollari che avrebbero dovuto costituire la “controparte” per il salvataggio “organizzato frettolosamente dalla banca fallita” ma quell’operazione, come si legge sui media specializzati, non avrà la “benedizione parlamentare”. E per quali motivi? Numerici e democratici: se da un lato infatti la Camera alta aveva approvato il contributo del governo al pacchetto di salvataggio poi è arrivata la doccia fredda. E mercoledì la Camera bassa e più ampia del Parlamento ha nuovamente respinto. Perché nuovamente?

La Camera bassa ha detto no due volte

Già in una seduta notturna di martedì c’era stato un no. Poi il giorno dopo la Camera alta ha approvato modifiche al provvedimento ma quelli della “Bassa” non hanno abboccato ed hanno detto no con 103 voti contro 71 a favore. E Parlando poco prima del voto della camera bassa, Cedric Wermuth, co-presidente dei socialdemocratici, ha affermato che il partito “non può sostenere il finanziamento”.