> > Nomisma: forza vino italiano verso conquista nuovi mercati

Nomisma: forza vino italiano verso conquista nuovi mercati

Roma, 12 nov. (askanews) – Vino italiano: ruolo e valore nel contesto nazionale e internazionale, tendenze e prospettive. Questi i temi che hanno caratterizzato il XIV incontro con il Territorio del Comitato Leonardo organizzato in collaborazione con Herita Marzotto Wine Estates, dal titolo ‘Il vino italiano tra eccellenza e sfide globali’, un appuntamento che il Comitato Leonardo – nato nel 1993 per rafforzare l’immagine di eccellenza dell’Italia nel mondo, e in cui sono presenti 118 aziende con un fatturato complessivo di 410 miliardi di euro e oltre un milione di addetti – ha fortemente voluto, testimoniando il suo impegno per valorizzare il Made in Italy.

L’incontro è stato ospitato a Ca’ del Bosco, nel cuore della Franciacorta. Ad aprire i lavori, il Presidente del Comitato Leonardo. ‘Il settore enologico – ha ricordato Sergio Dompé (Presidente Comitato Leonardo) – rappresenta una delle punte di diamante del Made in Italy, con oltre 30.000 imprese di trasformazione, 74mila occupati e un fatturato che supera i 16 miliardi di euro, di cui più di 8 miliardi derivano dall’export. Esempio d’eccellenza la tenuta Ca’ del Bosco, oggi tra le aziende leader nella produzione di Franciacorta. Posizione raggiunta grazie a passione, entusiasmo ricerca e lavoro – iniziato da Maurizio Zanella e proseguito con l’ingresso della famiglia Marzotto nel 1994 – che hanno trasformato una casa in un bosco di castagni, in una delle più moderne cantine. Come sottolinea la ricerca di Nomisma Wine Monitor, in un contesto segnato da cambiamenti climatici, globalizzazione ed evoluzione tecnologica, è fondamentale che l’eccellenza italiana continui a investire in ricerca e intelligenza artificiale applicata all’agricoltura. Solo così potremo affrontare le sfide future e consolidare la leadership del nostro Paese, che già oggi vede l’Italia come primo esportatore mondiale di vino per volumi e secondo per valore, con esportazioni che nel 2024 hanno raggiunto 8,1 miliardi di euro’.

A seguire Gaetano Marzotto – Presidente Herita Marzotto Wine Estates: ‘Siamo onorati di accogliervi per l’occasione in questa meravigliosa tenuta, fiore all’occhiello di Herita Marzotto Wine Estates, in un anno per noi così speciale: il novantesimo anniversario dalla nostra fondazione, raggiunto grazie alla capacità di innovare costantemente, alla diversificazione del nostro portfolio, all’internazionalizzazione e a scelte lungimiranti in grado di prevedere i cambiamenti del consumatore in materia di gusto e di occasioni di consumo’.

Nella relazione su ‘La competitività del vino italiano nello scenario di mercato: evoluzione e prospettive’, Denis Pantini – Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor Nomisma, ha ricordato come il comparto conti circa 30.000 imprese di trasformazione (oltre 240.000 aziende nella fase primaria della filiera), con un fatturato di 16 miliardi di euro e un peso del 9% sul food & beverage nazionale. L’export, nel 2024, ha toccato 8,1 miliardi di euro, ovvero il 14% dell’export agroalimentare complessivo. ‘Il vino – ha ricordato Pantini – rappresenta dunque un asset strategico non solo economico, ma anche territoriale e sociale: oltre il 60% dei vigneti italiani si trova in aree collinari e montane, contribuendo alla tenuta delle aree interne e alla valorizzazione della biodiversità’.

L’Italia resta il primo esportatore mondiale per volumi e il secondo per valore, dietro la Francia. Tuttavia, nel corso degli ultimi vent’anni, il nostro posizionamento sui mercati esteri è aumentato in maniera rilevante. ‘Se ad inizio millennio, l’Italia era leader nell’export di vino in appena 9 mercati, oggi lo siamo in 46, con una quota a valore che è passata dal 17% al 22%, contro un calo dei vini francesi che sono diminuiti dal 38% al 33% dell’export mondiale. La forza del vino Made in Italy è rilevante e sta portando alla conquista di nuovi mercati nel Sud-est asiatico, in America Latina e nell’Est Europa’ ha sottolineato Pantini.

Va segnalato come la struttura produttiva del vino italiano è estremamente frammentata: a fronte di 409 Dop e 118 Igp, le prime 100 imprese coprono solo il 46% del fatturato e il 58% dell’export, contro percentuali molto più alte in Francia e Australia.C’è inoltre una forte dipendenza dal Prosecco, che da solo rappresenta un quarto dell’export imbottigliato italiano, una concentrazione che espone il sistema ai rischi di saturazione dei mercati e di variazioni regolatorie o commerciali.

Uno degli elementi più incisivi nello scenario attuale è quello dei dazi commerciali. A causa dei dazi e delle rappresaglie incrociate tra Stati Uniti, Canada e Cina, i produttori americani – paradossalmente – hanno perso nei primi sette mesi del 2025 circa il 30% del loro export complessivo. Il mercato canadese e quello cinese, tradizionalmente forti per gli USA, si sono drasticamente ridotti. Per l’Italia l’effetto diretto è più attenuato, ma comunque presente, aggravato anche dalla contemporanea svalutazione del dollaro: nei primi sette mesi del 2025, le esportazioni italiane di vino calano leggermente (-0,9% in valore), ma per avere un quadro più preciso degli effetti occorrerà attendere fine anno.