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Mons. Nosiglia: 'Chi abbandona gli immigrati è come Erode'

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"Accoglienza, protezione, promozione culturale, formazione al lavoro, integrazione. Opporsi a chi vuole costruire muri!": ecco le parole di Nosiglia

Opporsi a chi desidera erigere muri e impegnarsi per “passi concreti” verso gli immigrati. L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha parlato di questi argomenti nell’omelia della festa dell’Epifania. “Anche oggi tante persone di altre nazioni e religioni interrogano le nostre istituzioni e la nostra Chiesa, la nostra società. Se la nostra risposta resta estranea ai loro bisogni esistenziali, spirituali e umani, facciamo come Erode, i sacerdoti e gli scribi“.

Mons. Nosiglia ha poi proseguito: “Nei confronti degli immigrati, in particolare, tutto ciò esige passi concreti. L’accoglienza, la protezione, la promozione culturale e della formazione al lavoro, l’integrazione nella società. Per far questo è necessario un impegno corale delle istituzioni, del mondo civile ed ecclesiale. Si preferisce erigere muri che dividono, invece di ponti che uniscono, nell’incontro reciproco e nella comune collaborazione. A questi atteggiamenti e scelte di vita dobbiamo opporci“.

“Sono i poveri che spaventano, perché da loro viene il rinnovamento. Per mezzo di loro cambia la storia del mondo. In loro c’è il Dio grande, che abbatte i potenti dai troni ed esalta gli umili”. Queste sono state le altre dichiarazioni dell’arcivescovo torinese, nell’omelia della Messa che ha celebrato nella parrocchia di Santo Volto lo scorso 6 gennaio. Il presule ha riflettuto sul ruolo di Dio nella “nostra storia di ogni giorno”. “Se Dio sta in cielo, va bene. Se scende a coinvolgersi con le nostre situazioni di ogni giorno, disturba, perché va accolto e riconosciuto come un uomo che tiene il suo posto tra gli uomini. Egli va ascoltato come uno che ha qualcosa da dire sul nostro fare, operare, lavorare, amare, progettare. Va temuto da parte di chi ha potere e forza, perché potrebbe scardinare i meccanismi che regolano i rapporti tra persone e comunità”.

Nosiglia: il pensiero ai migranti

Mons. Nosiglia ha poi ricordato anche la “rivoluzione silenziosa” di san Francesco d’Assisi, che aveva sposato Madonna Povertà. “Francesco, come tanti santi e sante, non ha fatto altro che seguire la stessa via dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Si è fatto povero con i poveri, innestando così nella storia la forza del Vangelo che ha scardinato i poteri forti e ha illuminato tutte le tenebre di cui essi erano portatori”. L’arcivescovo ha poi riflettuto su come “anche oggi possa avvenire la stessa cosa, se noi credenti camminiamo verso Betlemme e, come i Magi, adoriamo quel Bambino divino, riconoscendolo presente nei fratelli e nelle sorelle sofferenti e poveri del nostro mondo”.

Il presule ha quindi invitato ad accettare la sfida di “lasciarci provocare dalle domande, espresse o inespresse, ma sempre reali e concrete dei poveri, degli immigrati, dei senza fissa dimora, degli ultimi”. Il religioso ha inviato a camminare con loro, perché essi sanno bene dove incontrare Dio. Essi sanno seguire la stella che conduce al Signore, sanno riconoscerlo e diventano nostri maestri di vita e di amore. Infine è giunto un messaggio di attenzione particolare per i migranti.

Ricordando i Magi, che erano di paesi, culture e religioni diverse, Nosiglia ha auspicato l’accoglienza, ovvero l’atteggiamento di “ampliare le possibilità di ingresso legale e non respingere chi sarebbe costretto a ritornare in un Paese dove dominano la violenza, l’ingiustizia e il sopruso sui più deboli e poveri”. Ha parlato di protezione, soprattutto di donne e bambini sottoposti a rischi di abusi. Nonché dell’importanza dell’integrazione nella società. “Ma, per realizzare tutto ciò, è necessario un impegno corale delle istituzioni, del mondo civile ed ecclesiale”, ha concluso il monsignore.