> > Nucleare, il rilancio passa da Londra

Nucleare, il rilancio passa da Londra

default featured image 3 1200x900

Con un atteggiamento positivo e anche aggressivo dal punto di vista del mercato, che si contrappone all'attendismo e alle titubanze di molti altri paesi, la Gran Bretagna sta tornando sotto i riflettori del mondo del nucleare europeo e, allo stesso tempo, manda un messaggio ai vicini francesi: Parig...

Con un atteggiamento positivo e anche aggressivo dal punto di vista del mercato, che si contrappone all’attendismo e alle titubanze di molti altri paesi, la Gran Bretagna sta tornando sotto i riflettori del mondo del nucleare europeo e, allo stesso tempo, manda un messaggio ai vicini francesi: Parigi non è più da sola a giocare la partita dell’energia nucleare.

Fukushima ha costretto molti paesi a rivedere i progetti di espansione dell’energia nucleare che avevano già predisposto o avviato in quello che molti analisti ed osservatori avevano definito una specie di “Rinascimento” del nucleare, ai suoi massimi fin dagli Anni Ottanta. A meno di dodici mesi di distanza, complice l’incidente alla centrale in Giappone, potrebbe sembrare che il nucleare sia ormai finito ma, avverte Jonathan Robinson di Ernst&Young, “l’attuale mercato è più una questione di ritardi che di cancellazioni”.

Nonostante tutto: le speculazioni dei media in Germania, il referendum in Italia e la decisione svizzera di rivedere i propri piani, quella che si prspettava come una slavina capace di travolgere il mondo del nucleare si è dimostrata molto meno impressionante e devastante del temuto.

Il vero mercato del nucleare, in Europea, era la Francia: Germania, Svizzera e, soprattutto, Italia, contavano molto meno, se non nulla del tutto (come l’Italia: nessuno credeva nei piani nucleari di Roma). Convinzione alimentata dalle dichiarazioni di Nikolas Sarkozy che confermavano l’ok agli 1,4 miliardi investimenti nel programma nucleare di Parigi.

A rilanciare il nucleare è stato, in realtà, il governo britannico, quando, lo scorso 23 giugno, ha confermato i piani di costruzione di un nuovo impianto da 16GW e 50 miliardi di sterline di investimenti per un totale di otto nuovi impianti. Meno di quello che costerebbe, all’economia inglese, l’abbandono del nucleare da parte di Londra: gli analisti hanno stimato perdite da circa 65 miliardi di sterline entro il 2050.

“Il nucleare è vitale per il nostro settore energetico”, ha infatti riconosciuto il minitro per l’energia, Charles Hendry, intervenendo alla New Nuclear Build Conference lo scorso 5 luglio.

Il rilancio inglese è un messaggio anche per la Francia: come dire, ci siamo anche noi.