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Un obelisco a Bergamo commemora i terroristi dellʼattentato a Barcellona: è polemica

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In provincia di Bergamo, su un obelisco alto tre metri, sono stati iscritti i nomi dei terroristi coinvolti nell'attentato a Barcellona: è polemica.

Bufera politica su un’opera d’arte. A Pagazzano, in provincia di Bergamo, su un obelisco alto tre metri, infatti, sono stati iscritti i nomi dei terroristi coinvolti nell’attentato avvenuto ad agosto a Barcellona. Accanto a questo obelisco è presente anche un’altra stele, su cui sono stati scritti i nomi delle quattordici vittime di quell’attentato terroristico. L’autore di quest’opera l’ha realizzata con l’obiettivo di invitare tutte le persone a piangere i propri morti.

L’obelisco della discordia a Bergamo

A Pagazzano, in provincia di Bergamo, è stato eretto un obelisco alto tre metri, sul quali sono stati iscritti i nomi dei terroristi coinvolti nell’attentato avvenuto a Barcellona lo scorso 17 agosto. Al fianco di questo obelisco è presente anche un’altra stele, sulla quale invece sono stati scritti i nomi delle quattordici vittime che hanno perso la vita a causa di quell’attentato.

L’obiettivo dell’autore di questa opera era quella di invitare tutte le persone a pregare e a piangere i propri morti, Moussa Oukabir sul suo profilo Facebook scriveva: “Il mio sogno è uccidere gli infedeli”. Un progetto di morte che è stato portato avanti con determinazione, fino a quello che è successo a Barcellona alla Rambla. Tra le vittime ci sono stati anche due bambini, uno di tre e l’altro di sette anni.

Eppure secondo l’autore del monumento anche la vita di Oukabir merita di essere onorata e ricordata. Così come quelle anche degli altri soggetti coinvolti nell’attentato: Younes Abouyaaqoub, Mohamed Hichamy e Said Alla.

Le polemiche

Secondo quanto è stato riportato dal quotidiano “La Verità”, l’installazione dell’obelisco, inserita nella rassegna “Biennale del Dialogo”, sarebbe stata realizzata all’insaputa dell’amministrazione comunale. Raffaele Moriggi, il sindaco di Pegazzano, ha dichiarato: “Se è così, non condivido per niente ciò che è stato esposto”.

Moriggi ha inoltre affermato che se si fosse accorto in tempo di quello che c’era scritto, quelle opere non sarebbero nemmeno scese dai camion. Nessuno lo aveva avvertito di quello che ci sarebbe stato scritto, se ne è accorto soltanto nel momento del taglio del nastro.

E poi ha spiegato che se loro hanno commesso un errore è stato solo a causa di superficialità, in quanto non si sono accorti di quello che stava succedendo. Il sindaco ha poi aggiunto di non aver parlato ancora con l’artista, ma comunque l’intenzione è quella di rimuovere l’obelisco che implicitamente offende le vittime.

L’artista si difende

L’artista, dal canto suo, ha dichiarato di tradurre tutti i nomi in arabo proprio per dimostrare l’uguaglianza di tutti i defunti. Secondo il suo parere, anche i titoli delle installazioni, “Pietas 1” e “Pietas 2”, richiamano i monumenti dei caduti in guerra.

L’autore delle opere ha spiegato: “Sono stele commemorative per gli uni per gli altri. Separati nella vita, uniti nella morte. Prese una alla volta hanno un senso. Ognuno piange i propri morti”. Successivamente ha ribadito l’importanza di equiparare in maniera indistinta tutti i defunti: “Questo autoproclamato combattente ha padre, madre, parenti, amici, tutte persone a cui la memoria non può essere negata”.