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Offende disabile sul treno ma poi si scusa. Il post è virale

ragazzo disabile

Offende disabile sul treno ma poi si scusa "Sono un imbecille". Racconta l'episodio in un post su Fb uno dei passeggeri, lo scrittore Matteo Bussola

Offende ragazzo disabile sul treno ma poi si pente e chiede scusa. A raccontare l’episodio uno dei passeggeri del convoglio, lo scrittore e fumettista Matteo Bussola, in un lungo post apparso sul suo profilo Facebook. Qualche volta può accadere che Facebook non sia solo strumento di pubblica denuncia ma diventi invece uno pacifico mezzo per la condivisione di storie a lieto fine. Questo è ciò che è avvenuto sabato 21 luglio quando sul profilo di Bussola, che con Federico Taddia conduce su Radio24 la trasmissione “I Padreterni”, ha fatto la sua comparsa la storia di un “piccolo miracolo”, una storia di solidarietà e pentimento.

Insulta un disabile sul treno ma poi si pente

“Sono su un treno regionale, sto andando a una presentazione del mio libro, fuori una pioggia obliqua cade contro i finestrini” si legge sul profilo dello scrittore, “Il treno ferma a una stazione di cui non leggo il nome, alla stazione sale un ragazzo disabile, lo portano su in tre […] Lo spazio del vagone riservato alle carrozzine è occupato da due ingombranti valigie, il controllore dice a voce alta: ‘Di chi sono questi bagagli?!’ senza ottenere risposta, allora urla: ‘Di chi sono questi bagagli?!’ e d’un tratto un uomo sui cinquanta si volta da due sedili più avanti, il controllore lo vede e gli intima: ‘Li sposti subito, per piacere’.

A quel punto, prosegue il racconto, l’uomo si alza e va a prendere le valigie ma continua a lamentarsi con il controllore perché, insomma, è un’indecenza che sul treno non vi sia uno spazio adeguato ad ospitare i suoi ingombranti bagagli. Alla scena assiste, tra gli altri passeggeri anche il ragazzo disabile, che fissa l’uomo ammutolito mentre legano la sua carrozzina con le cinghie, con la stanchezza di chi purtroppo è abituato ad assistere a reazioni del genere. Ed ecco improvvisamente riecheggiare quella frase, bisbigliata dal suo autore con la vergogna di chi è consapevole della propria mancanza di comprensione e solidarietà, un’espressione tristemente diffusa: “Perché questi non se ne stanno a casa invece di andare in giro”.

Una donna interviene in sua difesa

Un luogo comune forse sentito migliaia di volte e forse migliaia di volte ignorato con la scusa un po’ ipocrita della pacifica convivenza, ma non questa volta: in questo caso si alza. Una signora sulla settantina “si volta, si piazza davanti all’uomo, gli dice: ‘Lei si dovrebbe vergognare, perché non se ne sta a casa lei invece di andare in giro e costringerci a sentire le sue sciocchezze!’

Imprevedibile la reazione dell’uomo che guarda la signora con “l’espressione di un bambino che è appena stato sgridato dalla madre” e inaspettatamente fa pubblica ammenda: ‘Ha ragione’, dice, ‘Mi scusi, scusatemi tutti, sono stanchissimo e ho proprio esagerato’. Un istante dopo l’uomo si alza, va verso il ragazzo disabile, si ferma davanti a lui. ‘Scusami davvero’, dice, ‘sono un imbecille‘. Il ragazzo alza gli occhi. ‘Tranquillo’, gli dice. ‘Da quello se vuoi si può guarire’.

La storia facebook diventa virale

Una lezione di civiltà, un insolito lieto fine per una storia che avrebbe potuto facilmente tramutarsi nell’ennesimo episodio di intolleranza letto sui giornali. Perché nella vita frenetica di tutti i giorni siamo sempre meno avvezzi alle scuse e alle riappacificazioni ma forse è proprio questa la strada che sentiamo l’esigenza di riprendere. Almeno a giudicare dalle gentili reazioni degli utenti e dai commenti aggraziati mossi all’autore di questa piccola storia di non ordinaria umanità. “Grazie Matteo, è un piccolo spaccato di vita che vorrei leggere (e anche vivere in prima persona) più spesso… veramente, sentitamente, grazie”, e ancora “Che bello leggere queste cose.. Ah, Matteo, io rubo e convido tutto, eh?! Grazie!”. “A propósito del “diffondere bellezza”. Grazie!”. “Matteo di questi tempi ciò che hai scritto ti mette in lista come autore di fantascienza”.

Perché in fondo è la strada per la solidarietà è la più semplice e naturale e la ricetta per la riconciliazione si compone di tre soli ingredienti: “un calcio in culo al momento giusto – da chi si assume la responsabilità di dartelo -, la capacità di chiedere scusa, un sorriso ricambiato. Basterebbe poco, davvero. Basterebbe ricordarselo”.