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Coronavirus, Remuzzi: "Il virus è mutato. Plasma può funzionare"

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Secondo il virologo, il virus potrbbe aver subito una mutazione in questi mesi. Terapia al plasma possibile soluzione in assenza del vaccino.

Il direttore dell’Istituti Mario Negri Giuseppe Remuzzi è intervenuto alla trasmissione Piazza Pulita, cercando di chiarire alcuni aspetti della trasformazione ed evoluzione del coronavirus, a pare suo mutato da qualche settimana. Il direttore si mostra molto ottimista per la sperimentazione della terapia al plasma, già messa appunto da altre strutture sanitarie nelle ultime settimane.

Coronavirus, Remuzzi: “Covid pare mutato”

Rimangono ancora molti dubbi sull’effettiva trasformazione e metodi per contrastare il coronavirus in attesa del vaccino, e proprio su questi due aspetti è intervenuto al programma Piazza Pulita Giorgio Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche Mario Negri di Milano.

I malati di adesso – spiega Remuzzi – sono completamente diversi da quelli di tre o quattro settimane fa, continuano a diminuire le terapie intensive e i ricoveri nei reparti normali. Prima arrivavano nei pronto soccorso 80 persone tutte con delle difficoltà respiratorie gravi, oggi ne arrivano dieci e otto le puoi mandare a casa. La situazione è cambiata ovunque. Non so se è il virus a essere mutato o se a essere cambiata è la carica virale di ogni paziente, l’ unica cosa che posso dire è che sembra di essere di fronte a una malattia molto diversa“.

Speranze per terapia al plasma

Il direttore Remuzzi è tra i tanti esperti favorevole alla terapia del plasma: ” Io sono molto ottimista sul fatto che il plasma funzioni. Noi abbiamo utilizzato un sistema innovativo che preleva dal plasma (della persona contagiata e guarita ndr) solo gli anticorpi che vanno poi iniettati negli ammalati… ma è meglio non parlare dei risultati fino a quando lo studio non sarà concluso“.

Una scoperta sensazionale, ma che evidenzia dei limiti, visto che il plasma dovrebbe essere donato da chi è guarito fino alla scopertadi un vaccino: La nostra sperimentazione sarebbe un passo avanti per arrivare a costruire gli anticorpi in laboratorio. Ci sono già diverse compagnie che ci stanno lavorando e sono molto avanti. Ci arriveranno presto, secondo me prima del vaccino, e in quel caso saremmo realmente davanti a un uovo di Colombo perché non sarà più necessario avere un donatore”, conclude Remuzzi.