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Oftalmologia, il collirio che può rivoluzionare il post-cataratta

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Roma, 20 mag. (askanews) - Al summit "Il coraggio di cambiare", organizzato a Roma dalla società farmaceutica Ntc, 28 tra i massimi esperti italiani di oculistica hanno incontrato i loro colleghi per discutere delle ultime novità in tema di chirurgia della cataratta, tra cui i vantaggi di un col...

Roma, 20 mag. (askanews) – Al summit “Il coraggio di cambiare”, organizzato a Roma dalla società farmaceutica Ntc, 28 tra i massimi esperti italiani di oculistica hanno incontrato i loro colleghi per discutere delle ultime novità in tema di chirurgia della cataratta, tra cui i vantaggi di un collirio che potrebbe rivoluzionare il trattamento post-operatorio.

“Abbiamo una terapia che dura soltanto una settimana, quattro somministrazioni, in realtà sono 28 gocce che il paziente deve prendere, è difficile che possa sbagliare una prescrizione di questo tipo”, ha spiegato Sergio Solarino, medico oculista di Cagliari.

La terapia farmacologica nel post-operatorio si basa da anni sull’utilizzo standard ed obsoleto di colliri antibiotici e steroidi per almeno 14 giorni, con il rischio di indurre antibiotico resistenza, spiegano gli esperti. Il nuovo collirio, il primo al mondo sviluppato dall’italiana Ntc, invece:

“Le cose che cambiano sono essenzialmente due: un fluorochinolonico (levofloxacina, ndr) e un cortisonico (desametasone, ndr), che prima non esisteva, e la modalità di somministrazione, solo 4 volte, solo per una settimana, che scompagina tutti i protocolli”, ha spiegato la dottoressa Rita Mencucci, oculista presso l’ospedale Careggi di Firenze.

Per dimostrare l’efficacia del collirio, Ntc ha condotto Leader7, uno studio clinico di fase 3 (multicentrico, randomizzato, in cieco, a gruppi paralleli, internazionale) su 800 pazienti in oltre 50 centri, di cui 43 Italiani.

Secondo lo studio, l’utilizzo dei farmaci corticosteroidi (desametasone, ndr) per sette giorni è sufficiente per il controllo dell’infiammazione nella stragrande maggioranza dei pazienti (85%).

“Quindi cominciare a rompere il muro di vecchie conoscenze, vecchie credenze, che l’antibiotico possa essere utilizzato per tanto tempo, che possa essere sfatato, deve essere la realtà dei nostri prossimi anni”, ha sottolineato Mencucci.

Utilizzare l’antibiotico per un tempo più breve è importante nella lotta all’antibiotico resistenza, fenomeno sempre più diffuso e che, se non affrontato, può diventare, secondo gli esperti, la prima causa di morte nel 2050.