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Omicidio e stupro, non suicidio: riaperto il caso di Anna

stuprata e uccisa anna

La 33enne ritrovata senza vita nel sottopasso sarebbe stata uccisa. Il consigliere comunale Pignoli: «La sorella Isabella vuole giusitizia».

Fu trovata morta, nel 2017, sotto il tunnel della stazione ferroviaria di Pescara. Anna Carlini, di 33 anni, era stata stuprata e uccisa. All’epoca si pensò al suicidio, la donna infatti soffriva di un disturbo psichiatrico per il quale era stata dichiarata incapace di intendere. Le faceva da tutore la sorella. Era lei a preoccuparsi di rintracciare e riportare Anna a casa tutte le volte che si allontanava da casa. Ma quella notte fu la polizia a trovarla, avvolta in una coperta, seminuda e senza vita. Alcuni senzatetto raccontarono di averla vista ingerire delle pasticche ma l’autopsia rivelò subito un’atroce realtà. Dopo parecchi mesi la svolta nel suo caso, lo riporta il quotidiano Il Centro: la Procura della Repubblica di Pescara che sta attualmente indagando due presunti colpevoli. Due uomini, cittadini rumeni, accusati di «omicidio, violenza sessuale e abbandono di persone incapaci».

Violentata e uccisa nel tunnel

Alcuni senzatetto quella notte raccontarono di averla vista ingerire delle pasticche, ma l’autopsia rivelò che c’era stata violenza sessuale e che l’assunzione di alcol insieme ai farmaci aveva provocato la morte. Fin da subito la sorella di Anna, Isabella, si è battuta per scoprire la verità dietro quella morte brutale. Al punto da recarsi da sola, di notte, in quel maledetto sottopassaggio, che molti hanno ribattezzato tunnel della morte. Quello che ne emerse fu un racconto di degrado: «Ho visto stranieri, extracomunitari e bambini, – raccontava la donna – ho implorato alcuni di loro per sapere cosa fosse capitato a mia sorella. Uno mi ha riferito che si è impasticcata con dei medicinali, dicendo di voler morire davanti all’ingresso del tunnel in via Ferrari e che successivamente è stata accompagnata all’interno dello stesso».

La sorella: «l’hanno lasciata morire»

Ma quella testimonianza Isabella non ha mai creduto e, nel settembre del 2017, lanciava un appello per la verità: «Non era una senzatetto – diceva pochi giorni dopo la sua morte -. Anna purtroppo dall’età di sei anni soffriva di problemi psichici che la portavano non di rado ad allontanarsi di casa ma sempre, grazie al tempestivo intervento delle forze dell’ordine, veniva recuperata». Dalle indagini di Isabella emerse anche l’accusa di omissione di soccorso. Secondo quanto sostenuto dalla donna infatti, la sorella sarebbe stata anche derubata del cellulare negli attimi prima di morire: «Queste persone – denunciava un anno fa – invece di chiamare i soccorsi dopo aver visto che aveva ingerito numerose pasticche l’hanno lasciata morire, dopo averle anche rubato il telefono».

L’appello del consigliere Pignoli

Per fare giustizia la sorella della vittima si rivolse all’epoca all’amico e consigliere comunale di Pescara Massimiliano Pignoli, che oggi, a fronte di recenti sviluppi sulla vicenda, chiede una pronta risposta alle forze dell’ordine. «La verità emersa in queste ultime ore, sulla triste fine di Anna, la ragazza di 33 anni, stuprata e uccisa sotto il tunnel della stazione ferroviaria – ha dichiarato Pignoli a fronte dell’identificazione dei due romeni indicati come responsabili della sua morte – fa rabbrividire ci invita a delle riflessioni. Prima però occorre avere giustizia per la povera Anna». E prosegue così il consigliere: «Ringrazio la Procura e le forze dell’ordine per aver scoperto la verità e cosa accadde un anno fa, ma ora aspettiamo di conoscere i nomi dei responsabili di questo omicidio. Proprio un anno fa io con la sorella di Anna, Isabella, che si rivolse al sottoscritto, lanciammo l’allarme su quello che era accaduto e sul fatto che non si poteva trattare di morte naturale».

Un problema di sicurezza

Il consigliere Pignoli ha colto l’occasione per parlare del progetto di recupero previsto per quella zona della città. Quello che è successo ad Anna, a quanto sostiene Pignoli, è l’indicatore di un grave problema di sicurezza: «a distanza di anni, sono qui a ribadire la pericolosità di questo luogo, – ha dichiarato – che molti hanno ribattezzato tunnel della morte, e che oggi questa amministrazione vorrebbe vi nascesse il mercatino etnico. Una scelta sbagliata sotto tanti punti di vista, ma anche perché si tratta di una zona dove, lo scorso anno fu uccisa Anna, ma dove, come evidenziato dagli ultimi accadimenti, come la violenza sessuale di agosto scorso nei giardinetti delle aree di risulta, esiste un problema di sicurezza. Un problema di non poco conto che dovrebbe far riflettere – conclude il consigliere Pignoli – la Giunta Alessandrini dall’opportunità di un progetto sbagliato nel merito e nel metodo». Una mossa di propaganda?