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Omicidio di Giulia Tramontano, l'opinione di Vittorio Feltri su Impagnatiello

Impagnatiello Alessandro

Un quadro analitico di Alessandro Impagnatiello, l'uomo che ha ucciso la sua compagna Giulia Tramontano incinta di sette mesi: a fornirlo è il direttore editoriale di Libero Vittorio Feltri

«Giulia Tramontano è stata uccisa dal suo compagno». Una frase atroce per una realtà che lo è ancora di più. Si fa presto a dire che lui sia un mostro, che poi non è così sbagliato. Ma al di là dei giudizi sbrigativi – lasciamoli pure ai sentenziatori seriali –, proviamo a domandarci per un momento chi è veramente Alessandro Impagnatiello. Non è facile trovare una risposta più lunga di una parola, un aggettivo (dispregiativo). Ci ha provato anche Vittorio Feltri, e lui di parole per Impagnatiello ne ha trovate un bel po’. Vediamole.

La descrizione di un «bullo»

Il direttore editoriale di Libero ha buttato giù una descrizione a dir poco analitica dell’assassino. Eccone di seguito un primo estratto: «[…] Nella testa del ragazzo assassino probabilmente regna una confusione totale. Non solo perché ha commesso un delitto scriteriato anche dal punto di vista criminale, ma soprattutto per come ha gestito l’omicidio e per il suo comportamento in generale. A una persona normale sfugge la ragione che ha ispirato il suo modo di agire. Intendiamoci, io non sono un maestro in grado di insegnare ad alcuno come si sopprima una fanciulla che non sopporti più. Tuttavia, esprimo stupore anche per i contorni dell’accaduto. Alessandro fa il barman e i filmati ce lo mostrano disinvolto nella mescita degli alcolici, maneggia le bottiglie con l’abilità di un prestigiatore. Questo è un dettaglio che rivela già la personalità del soggetto in questione, quella di un bullo molto sicuro di sé. E in effetti ciò che ha combinato non è l’opera di un essere razionale, ma di un cretino affetto da grave bullismo. Mi spiego. Egli conosce Giulia, giovane e bella, e senza usare la minima cautela, la ingravida come se fosse la cosa più normale del mondo. Intendiamoci. Un fatto così può capitare. È accaduto anche a me quando avevo poco più di venti anni, ma si dà il caso che mi sia sposato anche perché all’epoca l’aborto non era legale. Sorvoliamo sul dettaglio. Alessandro mentre la sua amata, si fa per dire, porta avanti la gestazione, senza proporle di eliminare il feto, che fa di bello? Ingravida una seconda ragazza, una collega di lavoro, come se mettere in cantiere un bambino, anzi due, fosse come giocare a scopa d’assi. Tipico dei bulli considerare gli esseri umani quali balocchi, li usano e li gettano come fossero ciabatte (che si tratti di un narciso?, ndr)».

Un solo uomo e due gravidanze

Feltri prosegue la sua descrizione in modo capillare, quasi a (ri)percorrere in punta dei piedi i fili nervosi che si intrecciano nel cervello di Impagnatiello. E continua: «L’omicida davanti a due pance che si ingrossano grazie ai suoi interventi libidinosi si sente ingabbiato e, anziché battersi il petto per non aver usato il preservativo, coltiva il rapporto con entrambe le future mamme. Altra dimostrazione di bullismo. Finché riesce a tenere in piedi le due storie, tira avanti a balle puerili. Poi, di fronte a una realtà immodificabile, sceglie come vittima Giulia e la uccide con una crudeltà atroce, facendo secco anche il piccolo di sette mesi che ella ha in grembo. Nella mia troppo lunga vita di cronista, ne ho viste e raccontate tante di storie disgustose, ma una vicenda disgustosa come questa perfino per me è indigeribile. Non riesco a rassegnarmi pensando che nel cranio del barman ci sia stato un cortocircuito che abbia fatto esplodere la furia omicida verso una fanciulla con la quale aveva programmato di vivere more uxorio. Non vorrei essere nei panni del suo avvocato difensore, cui toccherà di proteggere il bullo in Corte d’Assise. Non saprei a quali argomenti aggrapparmi. Penso alla madre di Alessandro che, informata dell’accaduto, incredula ha definito un mostro suo figlio. No signora, non è un mostro ma è l’espressione tragica di un bullismo (o narcisismo?, ndr) esagerato, di moda attualmente nel nostro Paese nel quale l’educazione sentimentale è in disuso».