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Omicidio Soumalya Sacko, c'è un indagato

Indagato per l'omicidio Sacko

Novità nell'indagine sull'omicidio di Soumalya Sacko: Antonio Pontoriero, 43 anni, è sospettato di aver ucciso il giovane sindacalista.

Novità nelle indagini per l’omicidio di Soumalya Sacko, il 29enne originario del Mali ucciso con un colpo di arma da fuoco a San Calogero, nei pressi di Vibo Valentia. La polizia ha iscritto un uomo nel registro degli indagati. Si tratta di Antonio Pontoriero, 43 anni, un agricoltore residente nella zona. Gli inquirenti hanno già eseguito un confronto all’americana con i testimoni dell’omicidio. Ora si attendono i risultati degli esami tecnici. Il sospettato ha legami personali con gli indagati dell’inchiesta “Poison” e con alcuni esponenti della ‘ndrangheta locale.

Indagato per l’omicidio Sacko

Proseguono le indagini sull’omicidio di Soumalya Sacko, il giovane originario del Mali e residente a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, ucciso da un colpo di arma da fuoco la sera del 2 giugno. L’uomo, in possesso di un regolare permesso di soggiorno per risiedere in Italia, stava raccogliendo delle lamiere con cui i braccianti costruiscono le proprie abitazioni quando è stato ferito a morte alla tempia. Insieme a lui, altri due ragazzi del Mali che hanno immediatamente collaborato con la polizia per trovare l’assassino di Soumalya. Anche grazie alle testimonianze dei due uomini è stato possibile per gli agenti individuare un sospettato per l’omicidio.

Si tratta di Antonio Pontoriero, 43 anni, un agricoltore residente nella zona. È il nipote di Francesco Pontoriero, uno degli uomini coinvolti nell’indagine “Poison” che qualche anno fa ha portato al sequestro di della fabbrica “La Fornace” e della discarica in cui è avvenuto l’omicidio di Sacko.

A Pontoriero è stato notificato un “avviso alla persona indagata” con “notifica di accertamenti tecnici non ripetibili”. L’uomo ha ora diritto a nominare un perito di parte per assistere all’autopsia che verrà effettuata sul corpo del ragazzo.

Le indagini

I carabinieri della Compagnia di Tropea e della stazione di San Calogero hanno sottoposto Pontoriero ad un confronto all’americana con i due amici di Soumalya presenti al momento dell’omicidio. I due testimoni si trovavano a una sessantina di metri dall’assassino al momento dello sparo e non possono descriverne con certezza i tratti del volto, ma entrambi ricordano i vestiti indossati dall’uomo e la sua corporatura. Inoltre, subito dopo l’0micidio, hanno dichiarato alla polizia che il colpevole è un uomo bianco, piuttosto anziano, a bordo di una Panda bianca di cui hanno memorizzato le iniziali della targa.

La polizia è ora in attesa dei risultati di alcuni esami tecnici. Tra questi, particolarmente importante sarà il l’esito dello stub per individuare la presenza di residui di polvere da sparo sulle mani di Pontoriero.

Gli inquirenti cercano di stabilire se l’omicida sia stato mosso da motivi razziali o da un movente connesso con il terreno sequestrato dopo l’inchiesta “Poison”. Per il momento, l’accusa è di omicidio volontario senza l’aggravante dell’odio razziale. La polizia indaga anche sui legami tra Pontoriero e la criminalità organizzata. In passato l’uomo è stato fermato in compagnia di alcuni membri della famiglia Mancuso, esponenti della ‘ndrangheta locale.

L’avvocato

Antonio Pontoriero si è rivolto all’avvocato Franco Muzzopappa. Il legale ha dichiarato che il suo cliente è tranquillo e vive la sua vita normalmente in attesa degli esiti degli accertamenti della polizia. “Confidiamo nella giustizia”, sono state le parole di Muzzopappa.