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OMS cancella transessualità da lista malattie mentali

transessualità

L'Organizzazione Mondiale della Sanità cancella la transessualità dalla lista delle malattie mentali. Luxuria: inserire la transfobia.

Non solo l’omosessualità ma anche la transessualità non è più una malattia mentale. A metterlo nero su bianco è stata in questi giorni l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’OMS infatti ha rimosso la transessualità dalla categoria dei disordini mentali ma la inserisce in quella che porta il nome di “condizioni di salute sessuale”. L’agenzia speciale dell’ONU per la salute aveva invece cancellato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali venticinque anni fa. L’appello di Arcigay: “Ora serve una revisione della normativa italiana”.

OMS: transessualità non è malattia mentale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità non considera più la transessualità come una malattia mentale. “L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases” annuncia infatti l’OMS. L’agenzia speciale dell’ONU per la salute fa sapere però di aver comunque inserito la transessualità in una nuova lista, quella delle “condizioni di salute sessuale”. Tale decisione è stata presa perché i transessuali hanno di norma bisogno di importanti cure, e l’accesso ad adeguati trattamenti sanitari potrà essere garantito se questa condizione rimane all’interno dell’Icd.

“E’ ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender“, specifica Lale Lay dell’OMS. Allo stesso tempo, però, la transessualità è stata collocata “in un capitolo di nuova creazione, per dare spazio a condizioni collegate alla salute sessuale e che non necessariamente hanno a che fare con altre situazioni codificate nell’International Classification of Diseases”. Questo potrebbe “portare ad una migliore accettazione sociale degli individui” ed a “migliorare l’accesso alle cure perché riduce la disapprovazione sociale”, si sottolinea infine.

Omosessualità cancellata dalla lista 25 anni fa

Una decisione simile l’Organizzazione Mondiale della Sanità la prese 25 anni fa. Il 17 maggio 1990, infatti, l’OMS cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali per essere invece classificata come “una variante naturale del comportamento umano”. Le prime lotte delle comunità gay per ottenere riconoscimento e diritti civili iniziarono però negli anni ’70 del secolo scorso. Il primo grande successo è datato infatti 1974. L’American Psychiatric Association (APA) in quell’anno cancellò l’omosessualità dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), comportamento considerato fino a quel momento come un “disturbo mentale non psicotico“.

Reazioni politiche

Politicamente, il primo ad accogliere con soddisfazione la decisione dell’OMS di togliere la transessualità dalla lista delle malattie mentali è stato l’ex sottosegretario Ivan Scalfarotto, attivista dei diritti LGBT, che su Twitter ha commentato: “Una grande notizia, importantissima. Un giorno da celebrare”. Plaude anche l’Arcigay, che anzi rivolge un appello al governo.

“La decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di togliere la transessualità dalla lista delle malattie mentali va nella direzione della depatologizzazione della condizione trans che è il fondamento alla base delle norme più avanzate, già presenti in Paesi come Malta e l’Argentina, in cui sempre di più la transessualità è svincolata da complesse procedure mediche e giuridiche” sottolinea in una nota Ottavia Voza, responsabile Politiche trans di Arcigay.

“Alla luce di questa decisione, a lungo attesa è sempre più necessaria una revisione della attuale normativa italiana, – chiarisce quindi – per una semplificazione delle procedure ed il rispetto del principio di autodeterminazione della persona”.

L’appello dell’Arcigay

Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, precisa: “I ministri della Salute e della Giustizia e più in generale il Governo dovranno fare i conti con questa decisione dell’OMS e sarà nostra cura stimolare una complessiva revisione della normativa italiana in merito alla transizione sessuale“.

“Le norme – prosegue – devono infatti servire ad accompagnare nel modo più corretto le scelte delle persone, non a rendere un calvario le vite di migliaia di persone, che altro non chiedono di avere la libertà di scegliere sui propri corpi e sulle proprie vite”. “Non solo: – aggiunge Piazzoni – questa notizia ha anche un importante portato culturale, perché va nella direzione di decostruire il disprezzo e la discriminazione che una visione patologizzata della transessualità creavano”.

“Da oggi – conclude il segretario dell’Arcigay – chiunque dovrà adeguarsi alla verità scientifica: la transessualità non è una malattia ma una possibilità, libera e legittima, come abbiamo sempre sostenuto”.

Gay Center: stop a pregiudizi

Anche altre associazioni in difesa dei diritti LGBT hanno accolto con favore la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In una nota Fabrizio Marrazzo, portavoce Gay Center, sottolinea infatti: “Finalmente, come l’omosessualità nel 1990, anche la transessualità è stata tolta tra le malattie mentali dall’OMS”. “Ora finalmente le nostre iniziative per abbattere lo stigma ed il pregiudizio potranno avere più forza” assicura.

“Ancora oggi i ragazzi e le ragazze trans sono vittime di violenza e spesso cacciati di casa dai genitori. – denuncia Marrazzo – Inoltre, le persone trans quasi mai trovano lavoro a causa dei pregiudizi, diventando così prede della malavita. Per questo riteniamo importante che le istituzioni tutte facciano la loro parte, da oggi con ancora più forza”.

Vladimir Luxuria: malattia è la transfobia

“La nostra unica malattia si chiama Amore: dopo anni di appelli e battaglie l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha tolto la transessualità dal Manuale delle malattie mentali” commenta anche l’ex parlamentare Vladimir Luxuria. Su Facebook quindi scrive: “Un buon segnale per il nostro diritto all’inclusione sociale, affettiva e lavorativa. – e ancora – Fa capire che chi è a disagio con il proprio corpo anagrafico e lo modifica per armonizzarlo alla sua mente non è un disturbato ma una persona che ha diritto a pari opportunità affettive e lavorative”. Poi la provocazione. Luxuria chiede infatti all’OMS di inserire nella lista delle malattie mentali bisognose di cura, al posto della transessualità, la “transfobia”.