> > Open Arms, Matteo Salvini rinviato a giudizio, processo dal 15 settembre

Open Arms, Matteo Salvini rinviato a giudizio, processo dal 15 settembre

Matteo Salvini in aula a Palermo dopo il rinvio a giudizio

Open Arms, Matteo Salvini rinviato a giudizio, processo dal 15 settembre e lui posta su Facebook un richiamo all'articolo 52 della Costituzione

Open Arms, Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio in tribunale a Palermo a Palermo per un processo che prenderà il via a partire dal prossimo 15 settembre. Si è conclusa da poco l’udienza preliminare sul controverso caso Open Arms, che vede il leader della lega indagato fino a pochi minuti fa ed ora imputato per aver “sequestrato” nel 2019, in qualità di ministro dell’Interno i 147 migranti a bordo della Ong. Salvini era finito in un fascicolo giudiziario anche per rifiuto di atti d’ufficio e perché, come conseguenza diretta della sua condotta, ai migranti in questione era stato negato lo sbarco nel porto di Lampedusa.

Oper Arms, Salvini rinviato a giudizio: cosa significa

A stabilire in punto di diritto la processabilità del leader leghista il Giudice per le udienze preliminari Lorenzo Jannelli, dietro richiesta ai sensi dell’articolo 416 del Codice di Procedura penale del procuratore palermitano Francesco Lo Voi. Attenzione, da questo punto di vista il passaggio procedurale è importante: il giudice in questione non ha affatto sancito la colpevolezza di Salvini, ma solo la necessità che le tesi di accusa e difesa vadano a confrontarsi nell’unici luogo dove secondo la riforma del codice matura l’eventuale prova a carico, cioè il dibattimento, il processo d’aula vero e proprio. Processo che vedrà la prima udienza dibattimentale, quella cosiddetta di “incardinamento” e dedicata alle questioni preliminari, il prossimo 15 settembre.

La richiesta del difensore Giulia Bongiorno

Dal canto suo l’avvocato di fiducia di Salvini, Giulia Bongiorno, aveva chiesto il non luogo a procedere, cioé che il giudice riconoscesse che non vi erano gli estremi per consentire alla procura di esercitare l’azione penale, dato che il suo assistito aveva agito solo nell’espletamento di un mandato istituzionale e in conformità a quanto stabilito dalla stessa Costituzione “e – come ha detto ai media il legale – nel quadro della legittima iniziativa politica“. E l’imputato Salvini, ancora nella sua veste di indagato e mentre il gup era ritirato per la decisione, aveva pubblicato sui social un video in cui ringraziava i suoi sostenitori: “Il giudice deciderà dopo le 15 se merito un processo per sequestro di persona, intanto respiro un pò e dico ancora grazie a tutti coloro che mi hanno espresso sostegno e affetto. Mai, mai, mai mollare”.

Il post a caldo dopo il rinvio a giudizio

Subito dopo il pronunciamento che ne stabilisce la processabilità Salvini ha poi pubblicato un post a caldo sulla sua pagina Facebook in cui cita la carta costituzionale nel punto che per lui è cardine della sua innocenza. Ecco il testo: “La difesa della Patria ‘è sacro dovere del cittadino’. Articolo 52 della Costituzione. Vado a processo per questo, per aver difeso il mio Paese? Ci vado a testa alta, anche a nome vostro. Prima l’Italia . Sempre”. Poi, rispondendo alle domande direttamente in aula dopo l’udienza, ha chiosato: “Io sono ancora contento di aver contribuito al ripritino della legalià. La difesa della Patria è un sacro dover di ogni cittadino e io non ero un cittadino nromale. Quel che ho fatto l’ho fatto con orgoglio. MI chiedo, ma quanto è costata quata indagine? Attenzione poi – ha chiosato – in due sbarchi della stessa fattispecie una volta Salvini ha fatto bene e un’altra ha fatto male”.