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Alla scoperta di Palazzo Taverna Orsini, Roma

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Il palazzo Taverna Orsini è costituito da un insieme di edifici, che occupano tutta la collinetta artificiale, formatasi sulle rovine dell’anfiteatro di Statilio Tauro secondo alcuni, secondo altri su un deposito di anfore provenienti da un vicino porticciolo sul Tevere, detta Monte Giordan...

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Il palazzo Taverna Orsini è costituito da un insieme di edifici, che occupano tutta la collinetta artificiale, formatasi sulle rovine dell’anfiteatro di Statilio Tauro secondo alcuni, secondo altri su un deposito di anfore provenienti da un vicino porticciolo sul Tevere, detta Monte Giordano.

Il nome deriva da Giordano Orsini, senatore di Roma negli anni 1341-1342 e nipote di papa Nicolò III. Precedentemente era occupata da un fortilizio con una “torre maggiore”. Nel 1286 sull’altura si insediano gli Orsini e più tardi il monte prenderà la denominazione di “Mons Ursinorum”. Successivamente, da fortilizio munito di numerose torri di difesa, il palazzo si trasforma in un insieme di edifici nobili, divisi tra i vari rami della famiglia Orsini, che spesso cedono gli appartamenti a cardinali e ambasciatori. Qui tra l’altro dimorò più volte Torquato Tasso, ospite del Cardinale Ippolito d’Este.

Nel 1688 l’intero complesso fu venduto da Flavio Orsini a causa dei forti debiti contratti, ai nobili romani Pietro e Antonio Gabrielli; questi lo ristrutturarono e ampliarono, acquistando anche le altre case intorno al monte, creando in questo modo un unico grande complesso edilizio. Estinta la famiglia Gabrielli nel 1888, Monte Giordano fu venduto ai conti Taverna di Milano, che ne sono tuttora i proprietari. Che, recentemente, lo hanno traformato in un residence e ristorante di lusso

L’insieme di edifici, nel quale si distinguono cinque unità principali, presenta nel lato su via di Panico e via Monte Giordano, un imponente muro a scarpa risalente al XVI secolo, appartenente al palazzo degli Orsini di Bracciano e attribuito a Baldassarre Peruzzi. Oltre a questo, le altre unità sono costituite dal palazzo più antico, che prospetta sul vicolo Domizio ed è addossato al precedente; tra i due edifici si apre il grande ingresso a volta, attraverso il quale si accede nel cortile maggiore dove si trova una fontana seicentesca dell’Acqua Paola, opera di Antonio Casoni (1618), modificata nel settecento dai Gabrielli. Sulla sinistra si trova poi il palazzo dei Conti di Pitigliano, e il palazzo dei Signori di Monterotondo, con una massiccia torre ottocentesca in stile medievale, denominata Augusta in onore della moglie del proprietario Placido Gabrielli. Altra unità del complesso infine è la ex chiesa dei SS. Simone e Giuda con accesso da via di S. Simone.