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Palermo, torna a dire messa sacerdote condannato per pedofilia

Piccola vittima

A Borgo Vecchio, in provincia di Palermo, un sacerdote, don Paolo Turturro, 67 anni, dopo essere stato condannato definitivamente per pedofilia, è tornato a celebrare la messa.

Il fatto

Con i fedeli in chiesa

Don Paolo Turturro, 67 anni, ex parroco della chiesa di Santa Lucia al Borgo Vecchio o Borgo della pace in provincia di Palermo, nel novembre del 2014 era stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione per pedofilia, ma non essendo stato sospeso a divinis, dopo il carcere è tornato tranquillamente a dire messa. Il sacerdote era stato accusato da due ragazzini, che rispettivamente dicevano che egli l’aveva baciato in bocca e di essere stato violentato. Il caso più grave è però caduto in prescrizione, perché denunciato un anno dopo essere avvenuto – anni 1999 e 2000 –, mentre per l’altro caso don Turturro è stato sì condannato, scontando 15 mesi nel noto carcere dell’Ucciardone situato proprio vicino alla sua parrocchia, ma non ridotto allo stato laicale dal Vaticano. Uscito dal carcere, è stato confinato per un periodo al Santuario di Monte Pellegrino, poi è tornato a celebrare. “La gente mi accoglie con affetto. Io ho portato la croce in questi anni con la serenità che Dio è amore e perdono. Fino ad ora non ho incontrato nessuno che si mostrasse scandalizzato del mio ritorno. Ma ho scelto il silenzio”, ha detto il prete.

L’associazione

Simboli

Paradossalmente rispetto a quanto abbiamo detto, don Paolo Turturro è cofondatore legale e presidente dal 1987 dell’Associazione “Dipingi la pace” a favore dei ragazzi di strada, orfani o figli di detenuti all’Ucciardone. L’associazione era già una “creatura” di don Orione, che la fondò a Messina nel 1975. Il nome deriva sia una poesia di una bambina palestinese – “Avevo una scatola di colori, non avevo il nero per dipingere il lutto dei miei cari, non avevo il rosso per dipingere il sangue dei feriti, non avevo il giallo per le gelosie del mondo, avevo il celeste mi sono seduta e ho dipinto la pace” – sia da un libro scritto dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, inviato a tutti i leader mondiali e con un treno speciale all’allora Papa Giovanni Paolo II insieme a tanti giovani di Palermo. Il Borgo della pace sorse con la collaborazione di 30.000 volontari, diventando un centro di accoglienza e spirituale a cui fanno riferimento anche le scuole. Finora l’associazione non ha mai goduto di alcun tipo di contributo, se non quello della“provvidenza di Dio” secondo il volere di don Orione, quello dei soci e dei volontari per l’organizzazione delle varie iniziative, come elargire ogni anno circa venti Borse di Studio. Tutto è finalizzato ad allontanare i ragazzi dalla mafia. Tra le iniziative simboliche di “Dipingi la pace”, c’è quella di bruciare le armi che vengono date tradizionalmente dai malavitosi ai giovani di Palermo nel Giorno dei Morti e di far bruciare pubblicamente la droga alle mamme di Borgo Vecchio.