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Papa Francesco: no alla confusione fra famiglia e altre unioni

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Sul tema delle unioni civili, l'ultimo a intervenire è stato Papa Francesco. Ultimo, ma non ultimo, come si usa dire, perché il parere del Pontefice non è mai trascurabile, specie se si tratta di questo Pontefice, così amato, ascoltato e, per certi versi, perfino temuto. "Non può esserci con...

Sul tema delle unioni civili, l’ultimo a intervenire è stato Papa Francesco.

Ultimo, ma non ultimo, come si usa dire, perché il parere del Pontefice non è mai trascurabile, specie se si tratta di questo Pontefice, così amato, ascoltato e, per certi versi, perfino temuto. “Non può esserci confusione” ha detto Papa Bergoglio, “tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione“. Una frase – poche parole, tutto sommato – in cui si condensa una presa di posizione molto precisa: esistono unioni, di “altro tipo”, il cui riconoscimento non si può negare, ma che non possono e non devono essere equiparate al matrimonio, istituzione che concretizza il volere di Dio. La Chiesa, ha poi evidenziato Papa Bergoglio nell’ambito del discorso pronunciato presso la Sacra Rota Romana, “tiene sempre presenti che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo”.

Il premier Matteo Renzi non di fatto replicato, sottolineando, in un’intervista radiofonica a Rtl 102.5, l’importanza del voto di coscienza sull’argomento delle unioni civili e della cosiddetta stepchild adoption, definito “un tema molto delicato”, sul quale occorre un solo “principio di riferimento”, e cioè “l’interesse del bambino” e il suo diritto “a crescere nell’ambiente considerato più giusto”. Il DdL Cirinnà, ha precisato Renzi, “ci vuole, la stragrande maggioranza ha capito che la legge va fatta”, ma, sul tema, il Presidente del Consiglio ha anche sottolineato che in mancanza di “un punto di equilibrio, bisognerà andare a votare in Parlamento a scrutinio libero con voto di coscienza“. Da questo punto di vista, “i ministri sono liberi di andare a tutte le manifestazioni che vogliono”, ha poi aggiunto riferendosi alle mobilitazioni indette per sabato prossimo: “non vedo perché dovremmo essere arrabbiati se uno o più ministri parteciperanno al Family Day o se altri andranno ad altre manifestazioni”. Unica presa di posizione ferma, da parte del premier, è stata quella relativa alla pratica dell’utero in affitto, definita “davvero negativa”.