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Parigi Roubaix, Hayman beffa tutti: vince a 38 anni

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E' il vincitore che non ci si aspetta, ma, comunque sia, sul traguardo di Roubaix, il primo a passare è lui, l'australiano Matthew Hayman, alfiere della Orica Greenedge, 38 anni da compiere il prossimo 20 aprile. Non ci si crede a vederlo lì, poco dopo la fine, e il più stupito di tutti è propri...

E’ il vincitore che non ci si aspetta, ma, comunque sia, sul traguardo di Roubaix, il primo a passare è lui, l’australiano Matthew Hayman, alfiere della Orica Greenedge, 38 anni da compiere il prossimo 20 aprile. Non ci si crede a vederlo lì, poco dopo la fine, e il più stupito di tutti è proprio lui, che si è aggiudicato la volata finale lasciandosi alle spalle gente come Boasson Hagen, Ian Stannard e Sep Vanmarcke e, soprattutto, Tom Boonen.

Il 38 enne australiano Hayman davanti a re Tom Boonen

Sì, perché, a giocarsi fino in fondo la vittoria della Parigi Roubaix 2016, c’era anche il fuoriclasse belga Tom Boonen, il vero re dell’inferno del nord, lui che sul pavè ha già vinto quattro volte (la prima nel 2005, l’ultima nel 2012). All’ingresso nel velodromo sono arrivati in cinque e Matthew Hayman ha trovato l’ispirazione giusta, mentre Boonen si è fatto imbottigliare appena prima dell’accelerazione finale. Ancora dieci metri e avrebbe vinto lui, ma, quei dieci metri, non c’erano e la vittoria è andata all’australiano.

Caduta per Cancellara, Sagan rimane in piedi

Per il resto, una gara velocissima e durissima. Fondo asciutto, ma bagnato ai lati, quindi polvere e fango assieme. Cadute a non finire, che hanno coinvolto fra l’altro lo svizzero Fabian Cancellara (arrivato 40 esimo) e l’italiano Elia Viviani (ritirato), finito a terra nella foresta di Arenberg dopo un contatto con una moto. Il campione del mondo Peter Sagan, vincitore una settimana fa del Giro delle fiandre, non è caduto solo perché la bici gli obbedisce anche quando lui le chiede di fare cose impossibili: nel tratto di Mons En Pevele, a una cinquantina di km dal traguardo, lo slovacco si è trovato all’improvviso di fronte un groviglio di uomini e bici e fango, ha sganciato un pedale e impennato la ruota anteriore spedendola oltre l’ostacolo, poi ha spostato tutto il peso davanti, trascinando il resto del mezzo imbizzarrito verso il resto della gara. Roba da non credere, ma che, comunque, nulla che l’abbia portato oltre l’undicesimo posto. Vedremo il prossimo anno, anche se, sul pavé, non si sa mai chi riesce a spuntarla.