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Il complotto di Pearl Harbor: la teoria della censura

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Un evento conosciuto da tutti che nasconde verità sconvolgenti

La storia di Pearl Harbor è stato un evento tragico che ha segnato la storia del mondo. Sui libri di scuola, all’interno dei film e dei documentari però non è mai stata raccontata la verità. Si pensa che i fatti siano andati in modo completamente diverso da quello che la maggior parte delle persone conosce. La storia convenzionale racconta che nel 1941 un attacco aereo da parte dei giapponesi demolì la flotta americana nel Pacifico. Uccidendo migliaia di vittime innocenti.

Pearl Harbor, la vera storia

Il 7 dicembre del 1941 avvenne questo tragico evento ma oggi la storia continua ad avere nuovi ed inquietanti aggiornamenti. Molti non hanno mai creduto alla versione pubblica dei fatti, per questo ci sono state numerose inchieste pubbliche e private che oramai hanno raccolto abbastanza materiale per tirare le somme.

Le censure

Il Giappone, a differenza di quello che viene comunemente detto, fu provocato volontariamente da Roosevelt affinchè attaccasse Pearl Harbor: il frutto di una strategia organizzata e studiata a tavolino secondo il riservatissimo piano McCollum. Questo ormai famoso documento, in tempi recenti, è diventato finalmente pubblico grazie allo sforzo di alcuni ricercatori. Oltre alla posizione del Giappone, in questa faccenda vi è ben altro di cui parlare. Sono infatti emerse alcune prove che dimostrano l’intervento dei servizi dell’Intelligence americana nel decriptare in tempo record i piani dell’attacco giapponese. Detto ciò, possiamo dunque affermare che la strage di Pearl Harbor poteva tranquillamente essere evitata. Di conseguenza poteva anche essere evitata l’entrata in guerra dell’America.

Questa dichiarazione è particolarmente scottante e sconvolgente ma le testimonianze degli alti ufficiali della marina americana, per esempio quella dell’ammiraglio Husband Kimmel e del generale Richardson, confermano questa tesi. I loro racconti sulla reale successione degli avvenimenti sono reperibili pubblicamente a partire da ‘Il giorno dell’inganno’ di Robert B. Stinnett, un pluridecorato USA per il valore militare 1942-46.

Le accuse agli Usa

Le fonti sulle quali si basano le accuse rivolte a Roosevelt provengono dagli archivi militari degli Stati Uniti e dagli ufficiali della marina che si trovavano a fronteggiare la guerra nel Pacifico. Questo vale a dire che le fonti sono attendibili. Ma cerchiamo di capire perchè Roosvelt ha deciso di comportarsi in questo modo. L’ormai non più segreto piano McCollum è da considerarsi ufficialmente un crimine contro tutte le nazioni. Ovviamente la prima vittima ad andarci di mezzo è il popolo stesso e gli ammiragli coinvolti nella guerra. Molti di loro presto compresero che il nemico di cui bisognava avere paura non era oltreoceano bensì dietro l’angolo. I nemici del popolo, della nazione stessa e delle altre scese in guerra era davanti agli occhi di tutti. Erano alcuni membri della Casa Bianca e ovviamente persone provenienti da Wall Street.

I motivi

Perché? Semplicemente l’America aveva bisogno di un motivo valido per entrare a far parte della guerra. Per cui la flotta di Pearl Harbor ha avuto semplicemente la funzione di esca. Il Giappone, quindi, si trovò in una posizione davvero scomoda. Per prima cosa dovette fronteggiare le azioni di provocazione che arrivarono direttamente dagli Usa. Ma non solo, venne anche tentato, dallo stesso presidente americano, di sventare la crisi con questo attacco organizzato. La flotta Usa, per questo, non a caso fu costantemente messa in zone di pericolo per ordine diretto di Roosvelt. Il Giappone, ingenuo, cadde nella trappola degli americani che con uno stratagemma lo convinsero a commettere il passo rivelatosi infine falso.

Il piano McCollum

Il Freedom of Information Act, promosso dal parlamentare USA John Moss, permise ai ricercatori indipendenti di avere accesso a moltissimi documenti riguardanti le vicende del Pacifico. Dopo un’attenta analisi dei nuovi documenti disponibili sono emerse nuove e inquietanti verità. Il piano malefico degli Usa per entrare in guerra ha avuto un’organizzazione piuttosto fitta e precisa. I passi per arrivare all’obbiettivo non furono infatti pochi.

I passi prima dell’obbiettivo

Per iniziare, gli Usa dovettero accordarsi con la Gran Bretagna per poter avere il permesso di utilizzare le basi militari inglesi nel Pacifico, soprattutto quella di Singapore. Il secondo passo fu quello di stabilire un accordo con l’Olanda, per poter utilizzare le attrezzature necessarie della base stessa, e assicurarsi anche le provviste presso le Indie orientali olandesi che oggi sono l’attuale Indonesia. Il terzo passaggio prevedeva di fornire un aiuto al governo cinese di Chang Kai Shek. Il quarto punto era inviare in oriente delle armi, nello specifico una divisione di incrociatori pesanti a lungo raggio. Il quinto passaggio fu quello di spostare le divisioni di sottomarini in Oriente.

La sesta parte dell’organizzazione prevedeva l’assicurarsi che la flotta principale americana stesse vicino alle isole Hawaii. Il settimo punto vide gli americani insistere con gli olandesi affinchè non garantissero le concessioni economiche non dovute. Ottavo e ultimo punto, molto importante, fu dichiarare l’embargo per i commerci con la nazione nipponica. Queste otto fasi che smascherano il complotto americano furono individuate da Robert B. Stinnett il 24 gennaio 1995 all’interno della scatola n. 6 di una raccolta della Marina degli Stati Uniti, RG 38, Modern Military Record Branch degli Archives II.