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Pennant si racconta: il talento frenato da sesso e violenza

Pennant, autobiografia: sesso e violenza

L'ex promessa dell'Arsenal racconta in un'autobiografia una carriera fatta da episodi controversi: dalla fissazione per le donne al padre spacciatore.

Il talento, nella vita come nel calcio, non è tutto. Tanti sono i casi di giocatori apparentemente destinati a sfondare, ma trattenuti poi da diversi problemi, spesso comportamentali. La carriera di Jermaine Pennant, centrocampista inglese di origini giamaicane, non fa eccezione: nel 1999 l’Arsenal lo acquistò all’età di 15 anni, credendo nel suo grande potenziale. Sfortunatamente per il club, però, il calciatore non rispettò le attese, iniziando una carriera fatta principalmente di bassi e episodi controversi, dovuti a un carattere non facile da gestire. A 35 anni, giunto pressoché alla fine dei suoi giorni sui campi da gioco, Pennant ha deciso di raccontarsi in un’autobiografia intitolata “Mental – cattivo comportamento, brutte verità e il gioco più bello del mondo”. In queste pagine il calciatore ripercorre alcuni di quegli episodi, in certi casi clamorosi, che lo hanno frenato dal diventare una stella del calcio inglese: si parla di infanzia difficile, del sesso e tanto altro.

Pennant, l’autobiografia: dai criminali al sesso a 3

La strada di Jermaine Pennant, nato nel 1983 a Nottingham, era iniziata decisamente in salita. Trascorse la sua infanzia in un malfamato quartiere della città inglese, a contatto con le gang criminali e la droga, visto che come lui stesso ammette suo padre era uno spacciatore.

La passione per il calcio, presente fin dai primissimi anni, sembra però essere il percorso giusto per farlo uscire da un ambiente pericoloso. Dopo essersi fatto notare con le giovanili del Notts County, Pennant approda infatti all’Arsenal ad appena 15 anni, segno che il talento sicuramente c’è e che una delle squadre più prestigiose di Inghilterra è intenzionato a coltivarlo.

Tuttavia, pur diventando momentaneamente il giocatore più giovane ad indossare la maglia dei Gunnes (a 16 anni e 319 giorni), Pennant fa fatica ad emergere e a confermare quelle doti notate dagli osservatori. L’Arsenal lo manda in prestito per diverse stagioni, ma la talentuosa ala non riesce a ritrovarsi, in primis per una serie di comportamenti discutibili. Nel 2005 scende addirittura in campo con una cavigliera elettronica, a causa della condanna che aveva ricevuto dopo essere stato colto alla guida in stato di ebbrezza.

Oltre a non fare il salto atteso con la maglia dei club che ha rappresentato, Pennant ha visto il suo percorso interrompersi prematuramente anche in Nazionale: dopo essere stato convocato con quasi tutte le selezioni giovanili inglesi, il giocatore non è mai riuscito ad ottenere una chiamata con la squadra maggiore.

Una deriva per molti inspiegabile, ma a cui Pennant cerca ora di dare senso attraverso le pagine della sua autobiografia “Mental – Bad behaviour, ugly truths & the beautiful game”, in uscita nella giornata di giovedì 9 agosto.

In queste pagine è lo stesso giocatore ad ammettere di non aver rispettato le attese, probabilmente lecite per uno dotato del suo talento. Tuttavia, l’ex Arsenal e Liverpool spiega come siano stati diversi i fattori che hanno ostacolato questo suo percorso.

Sfuggito dall’infanzia difficile di cui si parlava, il centrocampista si è infatti ritrovato a Londra da giovane teenager, incapace forse di gestire i soldi e il successo che arrivarono all’improvviso in seguito alla firma del suo primo grande contratto. Nell’autobiografia Pennant racconta infatti della continua attenzione ricevuta dalle donne, che sarebbero presto diventate la sua maggiore distrazione.

Le nottate a base di sesso, ogni volta con un’ammiratrice diversa, divennero presto la norma, anche insieme ad altri compagni di squadra, come ad esempio il celebre terzino dell’Arsenal Ashley Cole: “Quante volte io e Ashley Cole abbiamo fatto sesso a tre: portavamo una ragazza, di cui non ricordo neanche il nome, a casa sua. Mentre facevamo sesso ci davamo il cinque, poi facevamo una pausa per il the prima di ricominciare”.

Intervistato durante il programma Good Morning Britain, Pennant ha ammesso: “Se mi guardo indietro, non sono fiero di ciò che ho fatto. Essere etichettato come una stella a 16 anni, e fare il tuo debutto a 21 (20 in Premier League, ndr)… È un lungo periodo per non sfruttare le tue chance”.

Tuttavia, il calciatore ci tiene a sottolineare come la sua situazione fosse tutt’altro che semplice: “È iniziata a subentrare tanta frustrazione, e non avevo né la famiglia né i miei amici vicino per farmi aiutare. Non c’era nessuno a cui potessi rivolgermi, e penso che quella sia stata la mia maniera di affrontare le cose emozionalmente”.

“Era una cosa veramente grande da affrontare, era difficile perché sentivo nostalgia di casa. Mi mancavano i miei amici, e tornavo a casa ogni settimana, non mi sono mai veramente ambientato a Londra”.

Durante l’ultima stagione sportiva, nel 2017/2018, Pennant ha vestito la maglia del Billericay Town, una storica squadra inglese fondata nel 1880 ma che milita attualmente nella sesta divisione nazionale. Questa esperienza rappresenta probabilmente il culmine di una parabola discendente che negli ultimi anni aveva visto il calciatore spostarsi perfino in India e Singapore.

Secondo quanto spiegato dal Daily Mail, Pennant starebbe valutando di abbandonare definitivamente i campi da gioco per entrare nel mondo della televisione e dello spettacolo: alcune indiscrezioni raccontano che il giocatore potrebbe far parte del prossimo Grande Fratello delle celebrità, nonostante lo stesso Pennant non si sia sbilanciato su questa possibilità.