> > Pensione 2019: PD chiede il rinvio di 6 mesi decreto direttoriale sull'età p...

Pensione 2019: PD chiede il rinvio di 6 mesi decreto direttoriale sull'età pensione

pensione 2019

Pensione 2019. Il PD chiede il rinvio di 6 mesi del decreto direttoriale riguardante l’età pensionabile che, dal 2019, dovrebbe slittare a 67 anni.

Pensione 2019. Il PD chiede il rinvio di 6 mesi del decreto direttoriale riguardante l’età pensionabile che, dal 2019, dovrebbe slittare a 67 anni. In prima fila Maurizio Martina che chiede di rinviare lo scatto automatico legato alla maggiore speranza di vita. Anche Renzi si augura soluzioni alternative a quella dell’età pensionabile di 67 anni.

Pensione 2019

Recentemente avevamo sentito la posizione dell’ex ministro Elsa Fornero la quale sosteneva che “se si vive di più è giusto lavorare di più“. L’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica aveva, infatti, promulgato i risultati di ricerche statistiche che certificavano che rispetto al 2013, quando l’aspettatativa di vita era di 65 anni, ora questa è aumentata, mettendo così le basi per l’aumento della pensione 2019 da 65 anni a 67 anni. Tale premessa è stata subito accolta, tanto che si era già notificata la modifica dell’età pensionabile.

L’età pensionabile è in linea di principio collegata, praticamente in automatico, all’aspettativa di vita. La regola è stata stabilita, infatti, per la prima volta in una manovra estiva del 2009, poi rivista negli anni, passando per il Salva-Italia” di Monti-Fornero. La sostanza però non cambia: l’uscita dal lavoro va di pari passo con l’allungamento dell’aspettativa di vita.

Il meccanismo agisce su tutti i lavoratori, sia privati che pubblici. L’aggiornamento è previsto ogni tre anni e dal 2019 ogni due. Si può adeguare solo al rialzo, non vale il contrario: se cala la speranza di vita l’età per la pensione di vecchiaia non scende. Tale aggiustamento viene fatto in base ai dati, agli indici demografici, che fornisce l’ISTAT.

Il rinvio

Molti, però, non hanno accolto bene questo provvedimento riguardante la pensione 2019 che in primis ha scatenato l’ira dei sindacati, tra cui la Cgil di Susanna Camusso che ha commentato tale slittamento come “una follia che deve essere fermata“.

Ma anche dal PD arrivano reazoni molto dure. Il vice segretario del PD, e ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, chiede di rinviare lo scatto automatico legato alla maggiore speranza di vita, sostenendo che “non tutti i lavori ono uguali e non tutti i lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita per le mansioni che svolgono”. Il ministro presegue poi dicendo che le norme volute dal governo Berlusconi e poi modificate dal governo Monti sull’aumento automatico dell’età pensionabile vanno riviste e per questo serve un rinvio dell’entrata in vigore del meccanismo.

Alla lista di coloro che chiedono lo stop allo scatto si iscrivono anche Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria PD che sostiene essere giusto ripensare le regole, ma anche Gianni Cuperlo si trova d’accordo con la posizione di Maurizio Martina.

Contrario a questa proposta è il ministro Giuliano Poletti, che controbatte dicendo: “C’è una legge e la legge si applica. L’Istat ha fatto quello che doveva. È una legge che andrà in applicazione all’inizio del 2019, quindi c’è ancora un anno di tempo se si vuole discutere e confrontarsi nel merito. Il tempo c’è”.

Ad essere onesti, in realtà, il tempo stringe, eccome. Affinchè l’adeguamento inizi in tempo, c’è bisogno che la firma venga apportata entro e non oltre la fine del 2017 e, contando che siamo a novembre, ci sono circa due mesi per un’eventuale discussione.