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Pensioni in aumento nel 2018: possibile un +1,2%

Pensioni

A partire dal 2018 le pensioni torneranno a rivalutarsi con la perequazione. Dopo due anni di gelata sui prezzi, torna il recupero dell'inflazione.

A partire dal 2018 le pensioni torneranno a rivalutarsi con la perequazione. Esattamente dopo due anni di gelata sui prezzi, torna il recupero dell’inflazione. Il tutto mentre la Consulta esamina il blocco del 2012 e del 2013. Nei prossimi giorni, infatti, l’Istat renderà ufficiale una percentuale che con ogni probabilità si dovrebbe attestare intorno all‘1,2%. Ma questo assegno comunque non sarà pieno per gli assegni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps.

Pensioni in aumento

Le pensioni, a partire dal 2018, torneranno a rivalutarsi con quella che viene definita come perequazione. Infatti, la prima importante novità scatterà dal primo gennaio del 2018, con il ritorno degli aumenti per rivalutazione. Ovvero quello che tecnicamente si chiama appunto perequazione.

Nei prossimi giorni, infatti, l’Istat ufficializzerà una percentuale (calcolata comunque in via del tutto provvisoria), che con ogni probabilità si dovrebbe attestare attorno all’1,2%. Ma questo incremento comunque non sarà pieno per gli assegni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps.

Nel frattempo, nella giornata di domani torna a riunirsi la Corte Costituzionale per discutere del tema delle perequazioni. La Consulta in particolar modo esaminerà la decisione del 2015 di dichiarare illegittimo il blocco applicato dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013.

Ma non è finita qui. Il tema è anche oggetto di confronto tra sindacati e governo sulla cosiddetta “Fase 2” sulla previdenza. E’ già dato per acquisito il ritorno a partire dal 2019 di un sistema di perequazione più generoso.

Lo schema del governo Letta

Nel 2018 intanto verrà applicato ancora lo schema che era stato deciso dal governo Letta nel 2013 e valido per il triennio successivo. E poi successivamente prorogato per ulteriori due anni. Come già accennato in precedenza, l’adeguamento sarà pieno per le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo Inps (che precisamente è di 501,89 euro mensili).

L’incremento sarà dunque effettivamente dell’1,2% per gli assegni fino a circa 1.505 euro mensili lordi. In questo modo, per un importo di mille euro mensili l’incremento lordo sarà di circa dodici euro, che però diventeranno otto in termini netti dopo l’applicazione dell’Irpef.

Tra tre e quattro volte il minimo Inps ci sarà un aumento lordo appena minore, in quanto la perequazione è riconosciuta in misura del 95%. Tra quattro e cinque volte si scende al 75% dell’1,2%. Ovvero lo 0,9%. Una pensione di 2500 euro mensili lordi avrebbe uno scatto lordo di 23 euro, che però vengono ridotti a tredici euro per la progressività dell’Irpef. Per importi ancora più superiori, la percentuale di incremento viene applicata al 50 e poi al 45 per cento.

In altre parole, ai 5,2 milioni di pensionati interessati dal vecchio blocco, sono andati importi che oscillano tra lo zero e il ventuno per cento di quanto spettante.

Inoltre, nella giornata di oggi l’Istat pubblicherà gli indicatori di mortalità dei residenti per il 2016. Questo documento sarà poi alla base del decreto di adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di pensionamento dal 2019. Si attende un inasprimento di cinque mesi. Inoltre, in automatico verrebbero successivamente aggiornati anche i coefficienti di trasformazione.