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Per le coppie più vissute, un San Valentino spiritoso col film Il Matrimonio che vorrei

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Kay e Arnold sono sposati da più di trent’anni. Il loro è un rapporto fatto di abitudini e routine che stanno spingendo Kay sempre più verso la depressione e l’infelicità; la situazione, poi, è peggiorata da quando i loro figli sono andati via da casa, lasciandoli completamente da soli. Dec...

Kay e Arnold sono sposati da più di trent’anni. Il loro è un rapporto fatto di abitudini e routine che stanno spingendo Kay sempre più verso la depressione e l’infelicità; la situazione, poi, è peggiorata da quando i loro figli sono andati via da casa, lasciandoli completamente da soli. Decisa a non far naufragare il matrimonio e soprattutto a far riscattare la fatidica scintilla nell’intimità, Kay convince Arnold a seguire un corso/ seminario di coppia tenuto dal presunto luminare Dott. Feld.

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Un inizio un po’ sottotono che poi lascia spazio ad una deliziosa commedia agrodolce. Il nuovo film di David Frankel, Il matrimonio che vorrei, comincia con tutti gli stereotipi del caso: la tipica coppia alle soglie degli ‘anta, che non riesce più a comunicare e che vive la consuetudine dei giorni con rassegnata accettazione. Il tutto condito dalle solite canzoni utilizzate in questo genere cinematografico. Per fortuna e grazie al Premio Oscar Meryl Streep e al suo collega Tommy Lee Jones, il film decolla dopo la prima mezz’ora, regalandoci un quadro umoristico e al contempo delicato delle problematiche di una coppia non più tanto giovane. La tematica, infatti, viene rappresentata e raccontata con dolcezza e rispetto, senza mai sfociare in eccessi narrativi o stereotipi banali. Al contempo la sceneggiatura, scritta da Vanessa Taylor, affronta una tematica scottante per gli americani: i guru. Negli Stati Uniti è sempre più in crescita il numero di “esperti”, “santoni” e simili che si professano luminari in grado di risolvere qualsiasi problema; e il tutto con solo una settimana di “percorso psicologico”! Bravala Taylor che riesce ad affondare l’acceleratore, a mostrare cosa comportino questi “corsi”, anche attraverso scene pesanti e realiste allo stesso tempo. Uno script poco cinematografico, che forse sarebbe stato più adatto come testo drammaturgico, che traccia bei personaggi credibili e dialoghi calibrati e divertenti. La sceneggiatura, poi, ben si accompagna alla regia di David Frankel che riesce ad utilizzarla alla perfezione, evidenziandone i punti di forza.

il matrimonio che vorrei meryl streep tommy lee jones foto dal film 2 mid

Sicuramente è il cast che meglio rimarca e focalizza i pregi dello script. Il duo Streep – Lee Jones funziona e convince.La Keydella Streep è una donna insicura ma tenace che vuole raggiungere il suo obbiettivo, affrontando tematiche scabrose e restando comunque una Lady perfetta; mentre Lee Jones costruisce un Arnold pragmatico che deve compiere il percorso più difficile e scostarsi dalle sue abitudini. Una gradita sorpresa è l’attore Steve Carell (il Dott. Feld) che disegna un serio e sofisticato guru, lasciando a casa gag demenziali che sono il suo marchio di fabbrica.

Il pregio migliore del film? Dimostrare che nel cinema, in qualsiasi parte del mondo lo si produca, non esistono solo le giovani attrici e attori con storie a loro uso esclusivo. Il grande schermo può raccontare qualunque storia sia per adolescenti, per trentenni o per sessantenni. Questo il cinema hollywoodiano lo ha intuito da tempo. Basti pensare al successo di pubblico del film Tutto può succedere con Jack Nicholson e Diane Keaton. E brava Hollywood!

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