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Perché il governo non vuole concedere lo smart working nelle pubbliche amministrazioni

Il ministro Renato Brunetta

"C'è già ma in casi circostanziati, in maniera massiccia è incomprensibile": ecco perché il governo malgrado Omicron non vuole concedere lo smart working

Perché malgrado la nuova impennata di contagi covid  il governo Draghi non vuole concedere lo smart working nelle pubbliche amministrazioni? Il dato è che la “linea Brunetta”, già precedentemente avversa ad un uso massivo del lavoro agile, resta anche allo stato pandemico attuale e dopo il summit con i sindacati che ne chiedono il ritorno almeno fino alla fine dello stato di emergenza a marzo prossimo. Si, ma qual è la linea di ministro ed esecutivo? 

Il governo non concede di nuovo lo smart working massivo: “La casistica già lo prevede”

È quella per cui in date circostanze lo smart working è già richiedibile ma per cui la casistica deve restare eccezionale e circostanziata. Brunetta lo ha messo nero su bianco: “La normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato”. 

Cosa dicono Brunetta ed il governo nel non concedere lo smart working: “Per tutti è incomprensibile” 

Perciò “alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni, è incomprensibile l’invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego”. Insomma, Brunetta non è solo un fan del lavoro in presenza, cosa questa risaputa, ma è anche un decisionista netto, cosa che a ben vedere era abbastanza risaputa anche questa. Ad ottobre il ministro aveva serrato i ranghi dei dipendenti pubblici e, con la mano di Mario Draghi sulla spalla, aveva richiamato tutti negli uffici

Smart working: i sindacati lo vogliono e il governo non lo concede, ecco i segnali del no dell’esecutivo

Oggi però la situazione è obiettivamente diversa e Confsal ed Flp chiedono un intervento urgente. Il cardine è la variante Omicron ma il governo da questo orecchio non ci sente e i segnali della “sordità” ci sono tutti. Uno a caso? L’introduzione del super green pass obbligatorio per i lavoratori. La linea Brunetta piace poco ai Cinquestelle, che con la collega di governo del ministro Fabiana Dadone non le mandano a dire: “In Italia siamo stati i capofila del ricorso al lavoro agile per i lavoratori, sia pubblici che privati, e ora diciamo no proprio mentre in tutta Europa vi fanno ricorso? L’impennata dei contagi impone di tornare ad adoperarlo”. Perciò serve al più presto “una circolare, non si può più aspettare: bisogna decongestionare il flusso delle persone in movimento”. Insomma, lo scontro è anche interno all’esecutivo e il prossimo Consiglio dei Ministri dovrebbe essere ring sul tema.