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Pillola medicinale di 2000 anni fa

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Grazie all'archeomedicina una ricerca italiana svela gli ingredienti di un compressa vecchia di oltre duemila anni. Si tratta di una delle sei medicine scoperte in una scatola di latta a bordo di un antico relitto romano, soprannominato il 'relitto del Pozzino', trovato al largo delle coste italiane...

Grazie all’archeomedicina una ricerca italiana svela gli ingredienti di un compressa vecchia di oltre duemila anni. Si tratta di una delle sei medicine scoperte in una scatola di latta a bordo di un antico relitto romano, soprannominato il ‘relitto del Pozzino’, trovato al largo delle coste italiane. I campioni hanno rivelato che gli antichissimi farmaci contenevano grassi animali e vegetali, resina di pino e composti di zinco. Nello studio su ‘Pnas’ i ricercatori italiani ipotizzano che le compresse fossero usate nell’antichità per il trattamento di infezioni agli occhi.

“Sono sorpresa dal fatto che abbiamo trovato così tanti ingredienti e che questi fossero molto ben conservati, considerato il lungo periodo passato sott’acqua”, nota Maria Perla Colombini, professore di chimica presso l’Università di Pisa. Il naufragio della nave che trasportava il carico con le compresse risale al 140-130 aC, e si ritiene che si trattasse di un’imbarcazione commerciale che attraversava il Mediterraneo, proveniente dalla Grecia. Il relitto è stato scoperto nel 1974 al largo della costa della Toscana, ed esplorato nel corso degli anni 1980 e 1990, ma solo ora si è fatta piena luce sulle misteriose compresse.

“Abbiamo usato un bisturi molto sottile per togliere una piccola scaglia di sostanza da analizzare”, dice Colombini. La spettrometria di massa ha rivelato che le compresse contenevano una serie di ingredienti. Il team ha scoperto resina di pino, con proprietà antibatteriche, grassi animali e vegetali, tra i quali forse l’olio d’oliva, noto per il suo uso in profumi antichi e preparati medicinali. Inoltre nel mix c’era anche amido (ritenuto un ingrediente nei primi cosmetici romani), e composti a base di zinco, ritenuto il principio attivo nelle compresse. Ebbene, in base a questa composizione la squadra di scienziati crede che il farmaco potesse aver avuto un uso oftalmico.

Si tratta di un lavoro eccezionale, anche perché è piuttosto raro imbattersi in antiche medicine, in buone condizioni come quelle del relitto del Pozzino. Gran parte della nostra comprensione del mondo medico antico proviene dagli scritti del tempo. “Abbiamo confrontato i nostri risultati con i testi di autori antichi – racconta alla Bbc online Gianna Giachi, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana – tra questi Teofrasto (371-286 aC), Plinio il Vecchio e Dioscoride (I secolo dC), abbiamo così evidenziato una grande corrispondenza con gli ingredienti antichi, soprattutto per l’uso di composti di zinco”.

“Inoltre, recenti pubblicazioni scientifiche documentano l’utilizzo in farmacologia romana di composti di zinco, in particolare per la preparazione di polvere utilizzata per il trattamento di malattie agli occhi”. Secondo l’esperta lo studio potrebbe contribuire a far luce sull’antico mondo farmaceutico, sorprendentemente sofisticato per l’epoca. “La ricerca mette in evidenza la cura dedicata, anche in tempi antichi, nella scelta della miscela complessa di prodotti per ottenere l’effetto terapeutico desiderato, ma anche per facilitare la preparazione e l’applicazione della stessa medicina”, dice Giachi.

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fonte adn kronos