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Plasmaderivati, appello pazienti con immunodeficienze primitive

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Roma, 15 lug. (askanews) - Un appello alle istituzioni per garantire ai pazienti accesso alle terapia con plasmaderivati, stabilendo anche priorita' di utilizzo in caso di carenza e rimuovendo il cosiddetto pay back. La richiesta è arrivata forte nella conferenza organizzata dall'Associazione de...

Roma, 15 lug. (askanews) – Un appello alle istituzioni per garantire ai pazienti accesso alle terapia con plasmaderivati, stabilendo anche priorita’ di utilizzo in caso di carenza e rimuovendo il cosiddetto pay back.

La richiesta è arrivata forte nella conferenza organizzata dall’Associazione dei pazienti con Immunodeficienze Primitive (AIP OdV) promossa dalla Senatrice Maria Rizzotti a Palazzo Madama. Coinvolti diversi player del sistema per discutere le possibili soluzioni da mettere in campo per affrontare la carenza di plasmaderivati.

La senatrice Maria Rizzotti: “Vogliamo mettere sotto i riflettori questa urgenza di sapere esattamente lo stato dell’arte. Ed è anche assurdo, con il sistema di spesa farmaceutica che si chiama pay back, continuare con questo metodo che abbiamo solo noi, con le aziende che adesso staranno ferme perchè se manca il plasma non possono creare i farmaci e se il pay back è stato tolto a livello regionale continua ad esserci a livello nazionale e in un momento di carenza della materia prima, crisi di produzione e allo stesso tempo necessità di produzione le multinazionali dicono ma perchè devo continuare a produrre in Italia, assumere ricercatori, lavorare il plasma per creare i farmaci senza sapere cosa accantonare perchè magari due mesi prima mi dicono quello che devo pagare”.

Tutto questo avviene in una situazione aggravata dal Covid rispetto alla precaria condizione di equilibro tra domanda e offerta di plasma a livello globale, con una diminuzione in Italia delle donazioni rispetto al 2019 (-2%), rendendo più lontano l’obiettivo dell’autosufficienza fissato dal Piano Nazionale Sangue. In particolare il segmento delle immunoglobuline (IG), che già prima del 2020 incontrava difficoltà a trovare un adeguato equilibrio tra domanda e offerta di prodotti, oggi ha ulteriormente peggiorato la situazione, causando forti e sostanziali preoccupazioni sulla disponibilità di tali medicinali nel prossimo futuro.

Lucia Bernazzi, consigliere nazionale dell’Associazione Immunodeficienze Primitive: “Per noi il problema più grande è proprio la garanzia della nostra cura che si basa sugli emoderivati, in particolare facendo le infusioni di immunoglobuline. Questo grido di allarme è per arrivare ad uno sbocco positivo per garantire le nostre cure, con le istituzioni a tutti i livelli e tutti i player si adoperino per un decalogo che consideri queste cure riservate esclusivamente ai malati che hanno questo problema senza alternativa terapeutica”.

E se la richiesta mondiale di immunoglobuline estratte dal plasma è destinata ad aumentare del 30% ogni 5 anni, mentre calano le donazioni, l’allarme suona ancora più forte.

La senatrice Annamaria Parente, presidente della Commissione Igiene e Sanità: “E’ un tema sistemico quindi dobbiamo affrontare la decisione di porre in essere una campagna di sensibilizzazione vera a livello nazionale per stimolare la raccolta di sangue, avere poi delle decisioni più nazionali rafforzando i centri raccolta pubblici in tutte le regioni senza più differenze, e poi aiutare la tassazione delle imprese che producono perchè sappiamo che per fare un farmaco di questo genere ci vogliono 9/10 mesi e le aziende vanno sostenute. Il nostro è un impegno molto forte”.