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Dopo il terribile ictus che l’ha colpito, Mauro Coruzzi in arte Platinette è tornato a parlare del periodo che sta vivendo. Adesso sta meglio, la riabilitazione lo sta aiutando a recuperare, ma quanto accaduto gli ha lasciato un insegnamento importante.
Platinette dopo l’ictus
Intervistato dalla Gazzetta di Parma, Platinette è tornato a parlare dell’ictus che l’ha colpito qualche settimana fa. Dalla paura alla corsa in ambulanza, passando per le cure e la riabilitazione: Mauro Coruzzi si è raccontato senza filtri.
Platinette si sentiva paralizzato: le parole
Platinette ha raccontato così come si è sentito durante il malore:
“Ero bloccato in un fermo immagine, paralizzato dall’incapacità e dalla sorpresa di non riuscire ad avere reazione alcuna”.
Fortunatamente, Coruzzi non era solo ma in compagnia del suo fisioterapista Andrea. Quest’ultimo si è accorto subito della gravità della situazione e ha allertato il 118.
Platinette: cosa gli ha insegnato il malore?
Platinette ha ammesso che le prime notti in ospedale sono state difficili. Anche adesso, “dormire sarà un lusso o uno stato che mi resterà estraneo, non voglio perdermi nemmeno un istante del vivere“. Questo è quello che gli ha insegnato la malattia: a godere di ogni attimo. Coruzzi ha concluso:
“Passano i giorni e sente che qualcosa si muove e qualcosa no (la mia volontà di farcela?), perché, sia chiaro, ‘dal diamante non nasce niente, dal letame nascono i fior’, citando De Andrè, e solo quando ti senti in mezzo ad un mare di… guai, è la tua spinta che diventa una marcia in più a farti risalire in superficie, la sola che farà la differenza. (…) Non permettete che vi sia strappata via la speranza, per voi, per chi vi sta vicino, per un dopo che può solo migliorare”.