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Def, frenata sul deficit: 2,1% nel 2021 e 1,8% nel 2021

Def, passo indietro sul deficit

Nuovo vertice di governo sul Def. Ipotizzato l'abbassamento del rapporto deficit/Pil al 2,1% per il 2020 e all'1,8% per il 2021.

Nuovo vertice di governo per discutere i dettagli del Def. Davanti al rialzo dello spread, che vola oltre quota 300, l’esecutivo fa un passo indietro sul rapporto deficit/Pil. Confermato il 2,4% per il 2019, che si abbasserà a 2,1% per il 2020 e 1,8% per il 2021. “Il rapporto tra debito e Pil prospetterà numeri in discesa: siamo attorno al 130,9% ma scenderemo progressivamente sotto il 130 per arrivare fino al 126,5% nel 2021”, ha spiegato il premier Giuseppe Conte.

Def, tutti i numeri del deficit

Durante la conferenza stampa, è il ministro Giovanni Tria a presentare le cifre tanto dibattute. “Nel profilo di deficit previsto, del 2,4%, 2,1% e 1,8% nel terzo anno, nel primo anno ci sono 0,2 punti percentuali di investimenti addizionali, nel secondo 0,3 di investimenti, nel terzo anno 0,4 di investimenti addizionali. Questo descrive la qualità della manovra. Puntiamo ad avere gli investimenti pubblici come strumento principale per lavorare sulla crescita”. Nel Def, dichiarano i ministri, saranno previste le coperture per il reddito di cittadinanza, la riforma delle pensioni e il superamento della Fornero, la flat tax e nuove assunzioni nelle forze dell’ordine.

Di Maio “Non arretriamo davanti all’Europa”

“Pensione di cittadinanza, reddito di cittadinanza, centri per l’impiego e fondo truffati per le banche: sono le quattro misure che verranno finanziate nel 2019, 2020 e 2021″, ha assicurato Luigi Di Maio. Il vicepremier non è disposto a cedere davanti alle pressioni di Bruxelles. “Anche se l’Europa boccia la manovra, noi non la cambiamo“. L’unico limite davanti al quale l’esecutivo sarà costretto ad arretrare è l’innalzamento dello spread oltre quota 400. Una tale instabilità dei mercati metterebbe il governo gialloverde davanti a un bivio: modificare radicalmente la manovra o tornare alle urne.

Il documento fantasma

Ma per ora il Def resta ancora un documento fantasma. La manovra tanto discussa, infatti, presenta ancora troppe incertezze e troppi spazi bianchi. In conferenza stampa, Conte ha assicurato: “Abbiamo inviato il testo al Parlamento e all’Europa”. Ma alle ore 22 del 3 ottobre la Commissione Bilancio della Camera ha dichiarato di non aver ancora ricevuto nulla.

Quello che è certo è che anche all’interno della maggioranza permangono le ostilità. Laura Castelli, sottosegretario all’Economia ed esponente del M5S, ha proposto tagli alle risorse destinate alle pensioni. Ma ha ricevuto il no di Giancarlo Giorgetti. Anche Tria ha avanzato l’ipotesi di clausole di salvaguardia per il reddito di cittadinanza per il 2020 e il 2021. Immediata la bocciatura di Di Maio: “Senza reddito di cittadinanza io mando tutti a casa“.