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Prodi: Renzi ambiguo, decida se fare passo avanti o indietro

Romano Prodi Matteo Renzi

Romano Prodi avverte che con Lega e M5S l'Italia rischia di diventare una democrazia illiberare. Poi lancia un appello a Renzi, per il bene del PD.

Dopo aver già espresso forti subbi sull’aumento del deficit al 2,4%, Romano Prodi avverte che i numeri della manovra sono “fuori controllo”. “E’ una manovra che ha effetti solo nell’immediato, utile soprattutto per le prossime europee” sottolinea infatti l’ex premier e presidente della Commissione europea. Prodi lascia intendere infatti che il governo sta giocando con il fuoco, anche perché il PD in questo momento è allo sbando.

L’Italia non ha muscoli ma sedere basso

“Anch’io ho criticato più volte l’Europa, però per mostrare i muscoli bisogna averli” precisa in una intervista al Corriere della Sera. “Quando toccò a me, prima di parlare portai il debito a poco più di 100. Forse Matteo Salvini no, ma almeno Luigi Di Maio dovrebbe conoscere quel detto napoletano. Chi ha il sedere basso non può fare la danza classica”. “E in questo momento – chiarisce – noi lo abbiamo bassissimo”.

A Prodi non è piaciuto infatti come Lega e 5 Stelle in prima battuta abbiano detto che il deficit sarebbe rimasto 2,4% per tre anni, salvo poi ritrattare e assicurare a Bruxelles che già dal 2019 sarebbe sceso nuovamente. E questo anche perché “ci troviamo nel caso in cui chi ha avuto il mandato popolare pensa di avere diritto a fare o a dire qualunque cosa. Come se l’elezione portasse in dote la proprietà del Paese“.

“È una deviazione non solo italiana. Penso alla Polonia e all’Ungheria, così vicina al cuore di Salvini. Penso alla scena dei ministri grillini affacciati al balcone di Palazzo Chigi” evidenzia. Ma “dove c’è l’istituzione non ci si affaccia al balcone” precisa il fondatore dell’Ulivo.

Non PD ma grande coalizione

Romano Prodi però crede che l’avanzata del fronte populista possa (e debba) essere fermata, prima dell’invasione l’Europa. “Le elezioni europee possono segnare invece un punto di svolta. – assicura – Lo spostamento a destra incorso nel Ppe ci chiede e allo stesso tempo facilita la costruzione di un raggruppamento che veda insieme, non nello stesso partito, ma alleati: socialisti, liberali, Verdi e macronisti”.

“Uno schieramento politico accomunato dalla stessa idea di Europa. Se designassero il presidente della commissione e facessero un programma comune allora un’alternativa sarebbe possibile” riflette. Prodi ammette infatti di non pensare più al PD perché ormai per battere l’avversario serve una “coalizione ampia“.

L’appello a Renzi

Anche perché se continua in questa maniera il Partito Democratico rischia di implodere. “Spero che il PD capisca che la differenziazione ancora esistente e così netta tra potere formale e potere reale nel partito non fa altro che disorientare l’elettore. È incredibile che mentre il segretario chiude la festa a Ravenna, il potere reale faccia il discorso a Firenze”. Ecco perché Prodi esorta Matteo Renzi a fare “o un passo avanti o uno indietro” poiché “l’importante è sciogliere questa ambiguità”.