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Reddito di cittadinanza nel Def, ma spunta limite a 18 mesi

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Il reddito di cittadinanza cambia ancora. Ora la durata del sussidio per chi versa in condizioni di povertà assoluta, potrebbe scendere a 18 mesi.

Il reddito di cittadinanza è entrato nel Def. La manovra, di grillina proposta, è ad un passo dal concretizzarsi eppure resta in costante mutamento. A cambiare questa volta la durata del sussidio, che potrebbe scendere fino a 18 mesi, dagli iniziali 3 anni. Il leghista Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio, ha ufficialmente parlato di 24 mesi di erogazione del sussidio per chi si trova in situazione di povertà assoluta. Ma la soglia potrebbe calare ulteriormente per contenere i costi del provvedimento. Si parla ad oggi di uno stanziamento totale di 16 miliardi di euro, per finanziare reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero (per i centri d’impiego per intenderci). Per ridurre i costi delle due misure per il 2019, l’ipotesi più accreditata è quella di farne slittare l’avvio. Il reddito di cittadinanza potrebbe essere erogato da aprile, in modo da evitare l’esborso per i primi tre mesi dell’anno che, comunque, sarebbero impiegati per riformare i Centri per l’impiego.

Reddito di cittadinanza: i criteri

Cittadinanza italiana o, se stranieri, essere residenti e lavorare in Italia da almeno 10 anni (e avere quindi 10 anni di contribuiti regolarmente versati nelle casse dello Stato). Essere in una situazione di povertà non solo reddituale – guadagnare cioè oltre la soglia della sussistenza fissata a 780 euro al mese – ma anche patrimoniale. Questi i tre criteri fondamentali per poter accedere al sussidio statale. Inoltre chi riceverà il reddito dovrà impegnarsi in corsi di formazione e lavori socialmente utili. Non potrà rifiutare più di tre offerte di lavoro giudicate congure, altrimenti perderà il sussidio.

Reddito di cittadinanza: le limitazioni

Il reddito, ormai si sa, non sarà pagato in contanti, ma potrà essere speso solo attraverso una carta elettronica. I soldi del sussidio saranno tracciati per evitare, come ha ricordato il vice premier Di Maio, che siano sperperati in spese «immorali». Dove per «immorali» s’intende il consumo di alcol, sigarette e il gioco d’azzardo. E se le spese fossero considerate eccessive o sospette potrebbe sempre scattare il controllo della Guardia di Finanza.

lo slogan di FI sul reddito

C’è chi urla all’assalto degli “immigrati”

Lo ha assicurato il ministro Di Maio, la nuova manovra non lascerà spazio ai soliti “furbetti”: chi imbroglia o lavora in nero, ha annunciato il leader Cinquestelle, dovrà fare i conti con il massimo della pena, il carcere. Il reddito di cittadinanza «non dà un solo euro a chi sta sul divano», ha dichiarato il ministro. Tanto più che «se imbrogliano si beccano 6 anni di galera per dichiarazioni non conformi alla legge». Dichiarazioni che cercano di mettere a tacere le voci di berlusconiana provenienza, che giudicano il reddito «disastroso e ingiusto», una forma di sussidio assistenziale che finirebbe per favorire chi lavora nel sommerso o chi a lavorare non ci pensa affatto. Secondo Il Giornale sarebbero già chilometriche le code fuori dai Centri per l’impiego di tutta Italia: immigrati e rom che allo sportello si recano esclusivamente per “Il reddito di Di Maio“. Del resto, se dovessero venire mantenuti saldi tanto i rigidi criteri di accesso al sussidio (10 anni di regolare permanenza in Italia: da intendersi come legale residenza e lavoro) quanto le forti limitazioni nella spesa dello stesso (primo tra tutti l’impossibilità di prelevare denaro in contante) non avrebbero nessun fondamento inutili e preventivi allarmismi. In fondo il sussidio mira ad aiutare tutte le famiglie che versano in stato di indigenza e che sono presenti regolarmente sul territorio italiano. E che, indipendentemente dalla loro provenienza geografica, dovranno disporre di tutti i criteri necessari.