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Approvato il decreto Genova, rissa sfiorata tra PD e FdI

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Rissa sfiorata alla Camera dei Deputati durante la discussione sul decreto Genova tra deputati PD e Fdi. Alle 22:30 il voto finale: la camera approva.

Mercoledì 31 ottobre alla Camera dei Deputati si è votato il Decreto Genova. Prima di giungere al momento del voto, le discussioni si sono protratte a lungo in aula. Il tema caldo ha acceso gli animi di molti, tanto che alcuni deputati di PD e FdI hanno rischiato di venire alle mani. Si sono infatti alzati dai banchi, correndosi incontro con l’evidente intenzione di trasformare la discussione in una rissa. Dopo che gli addetti all’ordine e i colleghi dei deputati più infuriati sono riusciti a placare gli animi, la discussione è proseguita. Il decreto Genova è stato approvato, con 284 voti a favore (M5S, Lega e Fratelli d’Italia), 67 contrari (PD e LeU) e 41 astenuti (Forza Italia).

Sì al decreto Genova, rissa in aula

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La quasi rissa in aula ha visto come protagonisti i deputati PD e FdI. A bloccare gli onorevoli che stavano per trasformare la discussione in uno scontro fisico, gli addetti alla sicurezza e Corsetto. L’onorevole, forte della sua stazza e dei suoi circa due metri di altezza, si è infatti frapposto tra i suoi colleghi e l’ala sinistra della Camera dei Deputati, evitando che la situazione degenerasse ulteriormente.

Il percorso per arrivare all’approvazione del decreto Genova è stato costellato da numerosi ostacoli. Le votazioni si sono infatti chiuse alle 22.30 di mercoledì 31 ottobre. Durante la giornata le discussioni si sono protratte soprattutto in merito agli emendamenti dell’articolo 25 del decreto Genova che, secondo l’opposizione, è, di fatto, un condono edilizio. Graziano Delrio ha infatti spiegato: “Dopo i colpevoli ritardi del governo abbiamo dato la nostra piena collaborazione parlamentare per rispondere con celerità al dramma di Genova, non possiamo però consentire che la maggioranza usi questa situazione per far passare il condono edilizio a Ischia, un gravissimo passo indietro sulle norme ambientali“. Davide Faraone non è stato altrettanto mite nell’esprimere il suo dissenso: “Aver approfittato della corsia preferenziale data a Genova dopo la tragedia, per infilare nello stesso decreto il condono porcata di Di Maio ad Ischia, è da infami. E chi dice che, se vuoi togliere la porcata, ostacoli Genova, è anche un bandito“.

La dura condanna del PD sull’articolo 25

Matteo Orfini ha ribadito: “Il decreto si può approvare in pochi minuti e noi siamo disponibili a farlo abbiamo chiesto una sola cosa: di levare dal decreto il condono edilizio per Ischia. Perché lo schiaffo ai genovesi è questo: usare una tragedia come quella di Genova per far passare una norma vergognosa che serve a premiare chi ha violato la legge. Una norma che vuole Luigi Di Maio per coltivare il consenso dei furbetti nel suo collegio elettorale. Questo è diventato il M5s. Raccontatelo a tutti”.

Michele Anzaldi ha approfondito i motivi dell’indignazione del PD in merito all’articolo 25 del decreto genova: “Dopo il terremoto si è scoperto che molte case a Ischia, in particolare a Casamicciola, sono abusive, fragili, costruite in economia su fango e detriti in una zona ad alto rischio sismico e idrogeologico. Lo Stato, anziché imporre di metterle in sicurezza, provvede a sanarle così come sono. Di fatto rende felici quei proprietari, ma concede loro la patente di morire. Hanno impiegato 50 giorni per partorire un decreto che ora usano come taxi per le porcate del condono edilizio di Di Maio a Ischia e dei fanghi selvaggi”.

Il presidente del Collegio nazionale agrotecnici Roberto Orlandi sembra concordare con il PD. “Lascia francamente perplessi la decisione nel Governo di inserire nel dl Genova una norma che consente l’aumento di almeno 10 volte della quantità di idrocarburi di fanghi reflui spandibili in agricoltura. Le perplessità non derivano solo dall’estraneità di questa materia con la tragedia del Ponte Morandi, ma anche dal fatto che la decretazione d’urgenza soggiace a precisi requisiti costituzionali che, per evitare abusi, la consentono solo per situazioni di necessità ed urgenza che non sia possibile affrontare con un intervento parlamentare ordinario. Nel caso dei fanghi ci si chiede infatti quale sia l’urgenza indifferibilè di aumentare la concentrazione degli inquinanti” ha spiegato.