Se Luigi Di Maio preferisce non parlare di condono a Ischia in relazione al dl Genova, ecco che emergono fatti riguardanti le attività edilizie abusive del padre, Antonio. Questi, scrive Repubblica, in seguito al condono post-terremoto del 1985 firmato Craxi, ne avrebbe approfittato per ampliare spazi abitativi e non della sua residenza a Pomigliano D’Arco, presso Napoli. Il conto da pagare, arrivato nel 2006, è di soli 2000 euro.
Antonio Di Maio, condono dopo il terremoto
Successivamente al terremoto che colpì la Campania nel 1985, Antonio Di Maio, che lavorava come geometra per cantieri privati e piccole e medie ristrutturazioni, divenne esaminatore per il Comune di Pomigliano. Così avrebbe avuto la possibilità di sbrigare pratiche edilizie per i conoscenti in attesa, oltre che la propria. Si tratta di 150 metri quadri sorti sul secondo e sul terzo piano dell’abitazione. Questi comprendono bagni, camere da letto, un tinello e uno studio. Nella sostanza è raddoppiata la superficie abitativa dell’abitazione di famiglia, nella quale l’attuale vicepremier è nato e cresciuto.
Il condono
La risoluzione del debito sarebbe avvenuta nel 2006, anno in cui il giovane Luigi Di Maio aveva già un attivo ruolo da leader politico. E che detiene al momento il 50 per cento la proprietà dell’impresa edile familiare, pur non svolgendovi ruoli attivi; l’altra metà appartiene alla sorella, architetto. Lo spettro del condono edilizio si somma a quello che è un altro dei proposti dal vicepremier, quello del condono fiscale, oltre a quello per i terremotati di Ischia e dei Comuni del centro Italia. A tal proposito, Legambiente ha lanciato un appello online perché «il Parlamento fermi l’ennesima, indiscriminata, sanatoria edilizia. Legalizzare gli abusi edilizi vuol dire preparare il terreno per nuove tragedie».