> > Caso Virginia Raggi, Di Maio: "il codice va rispettato"

Caso Virginia Raggi, Di Maio: "il codice va rispettato"

raggi di maio

La Procura di Roma ha chiesto 10 mesi per Virginia Raggi, chirendo l'esistenza del codice etico del M5S. Di Maio: "il codice va rispettato".

E’ scontro aperto tra Luigi Di Maio e la sindaca di Roma Virginia Raggi, coinvolta nello scandalo delle nomine. Secondo l’accusa, infatti, Raffaele Marra ci avrebbe messo del suo per la nomina del fratello Renato a capo della direzione Turismo, ma la Raggi era a conoscenza di tutto. Il vicepremier attacca: “abbiamo un codice etico che va rispettato”, ma la sindaca ribatte: “Non è mai stato applicato”. La sentenza è prevista per la giornata di sabato 10 novembre. La procura chiede 10 mesi per falso in atto pubblico.

Virginia Raggi accusata

L’impianto accusatorio sostiene che la Raggi fosse a conoscenza della ‘manina’ messa da Raffaele Marra nella nomina del fratello Renato a capo della direzione turismo. Per questo motivo la Procura di Roma ha chiesto una condanna a 10 mesi per falso in atto pubblico. Gli inquirenti hanno ricostruito il rapporto tra la Raggi e il suo ex capo del personale e hanno depositato il codice etico del M5S in vigore nel dicembre 2016. Secondo la Procura, la Raggi mentì, perché, se avesse ammesso che la promozione era stata gestita da Raffaele Marra, stando al codice etico, si sarebbe dovuta dimettere.

La sindaca, dal canto suo, ha respinto l’interpretazione della Procura, sostenendo che il codice etico, nei fatti, non è mai stato applicato: “Sia Nogarin che Pizzarotti non furono espulsi. Pizzarotti fu sospeso perché omise di comunicare che era stato iscritto nel registro”.

Il processo

Nella giornata di sabato 10 novembre è attesa la sentenza sul caso Virginia Raggi. La sindaca di Roma è accusata di falso in atto pubblico. Nell’occhio del ciclone c’è la nomina di Renato Marra a capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio. A dare un ‘aiutino’ sarebbe stato il fratello, Raffaele Marra, braccio destro della Raggi. Secondo l’accusa fu proprio quest’ultimo a occuparsi della pratica di nomina, quando, invece, si sarebbe dovuto astenere. Per Raffaele Marra è stato richiesto il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. Virginia Raggi, al contrario, avrebbe ammesso di aver agito in autonomia, ma sarebbe stata smentita da alcune chat tra lei e Marra.

Secondo i pm, quindi, “ci sono elementi chiari, univoci e concordanti per sostenere che la sindaca fosse consapevole del ruolo svolto da Marra nella nomina del fratello”. L’udienza si era aperta con l’audizione dell’ex capo di gabinetto, Carla Raineri, dimessasi del 2016. Raineri ha descritto come primario il ruolo di Marra nell’amministrazione. “Era il consigliere privilegiato del Sindaco – ha affermato – Stavano in una stanza a porte chiuse per riunioni inaccessibili a tutti. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca”. Raineri ha addirittura rivelato di alcuni epiteti coniati nell’ambiente, che definivano Marra come “eminenza grigia e Richelieu”, mentre sottolineavano la debolezza della sindaca “come quella di una zarina ai tempi di Rasputin”. La Raggi ha definito la ricostruzione come surreale.