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Scrisse "Forza Vesuvio", assolta l'ex consigliera leghista

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Donatella Galli, l'ex consigliera a Monza della Lega, fu accusata di odio etnico: scrisse su Facebook "Forza Etna, forza Vesuvio, forza Marsili".

Assolta in appello Donatella Galli, l’ex consigliera provinciale a Monza della Lega Nord. Nel 2012 aveva postato su Facebook una foto satellitare dell’Italia priva del Lazio e degli Abruzzi in giù, augurandosi secondo l’accusa una “catastrofe naturale nel Centro-sud Italia” scrivendo “Forza Etna, forza Vesuvio, forza Marsili”. In primo grado l’esponente politica era stata invece condannata per “discriminazione razziale ed etnica”.

Forza Vesuvio: il fatto non sussiste

“Noi siamo increduli e aspettiamo di leggere le motivazioni tra 60 giorni”, dichiara l’avvocato Sergio Pisani, che in qualità di presidente della Ottava Municipalità di Napoli aveva presentato denuncia nel 2012 contro Donatella Galli, ex consigliera provinciale a Monza della Lega Nord. Secondo l’accusa l’esponente leghista su Facebook si era di fatto augurata una “catastrofe naturale nel Centro-sud Italia provocata dai tre più grandi vulcani attivi colà esistenti”, scrivendo sul social “Forza Etna, forza Vesuvio, forza Marsili”. Il post era corredato da una “foto satellitare dell’Italia priva delle regioni dal Lazio e dagli Abruzzi in giù”.

Galli è stata quindi processata per aver propagandato “idee fondate sulla superiorità razziale ed etnica degli italiani settentrionali rispetto ai meridionali” e per “discriminazione razziale ed etnica“, come stabilì il pubblico ministero monzese Emma Gambardella. Il primo grado si concluse con la condanna della consigliera provinciale, che all’epoca era appena decaduta dalla carica, ma in appello la sentenza è stata ribaltata.

I giudici infatti hanno infatti assolto Donatella Galli perché “il fatto non sussiste”. In aula l’ex consigliera si era difesa assicurando di essere “profondamente ferita da quanto accaduto perché quel post era una battuta tra amici, per chi mi conosce e sa che tipo di persona sono”. Con la sua denuncia invece Pisani intendeva “lanciare un segnale forte per far capire a tutti che la dignità dei cittadini italiani, siano essi meridionali o settentrionali, va rispettata e la violenza va ripudiata“, aveva chiarito all’inizio del processo.