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Berlusconi, Corte di Strasburgo: caso chiuso senza sentenza

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi era ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro la legge Severino. I giudici di Strasburgo archiviano il caso.

“Non ci sono le condizioni per continuare il procedimento”. E’ con queste parole che la Corte di Strasburgo archivia il ricorso di Silvio Berlusconi. L’ex premier si era rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2013, dopo che fu obbligato ad abbandonare il suo seggio in Senato in base alla legge Severino. La stessa norma impedì al leader di Forza Italia di presentarsi come candidato alle elezioni, comprese quelle del 4 marzo 2018. I giudici di Strasburgo però hanno sottolineato come, in questo caso, “non vi sia alcuna circostanza speciale riguardante il rispetto dei diritti dell’uomo”.

Archiviato il ricorso di Berlusconi

In realtà, il 27 luglio 2018 erano stati proprio i legali di Silvio Berlusconi a chiede l’archiviazione del caso. In una lettera inviata alla Cedu, infatti, veniva sottolineato che data la riabilitazione del leader di Forza Italia da parte del tribunale di Milano l’ex premier, che può nuovamente candidarsi, non aveva più interesse ad avere un pronunciamento della Corte di Strasburgo perché ormai “non avrebbe prodotto alcun effetto positivo” per lui.

In base a questo, la maggioranza dei 17 giudici che compongono il collegio ha applicato l’articolo 37.1 della Convenzione che prevede che “in ogni momento della procedura, la Corte può decidere di cancellare un ricorso dal ruolo quando le circostanze permettono di concludere: che il ricorrente non intende più mantenerlo; oppure che la controversia è stata risolta; oppure che per ogni altro motivo di cui la Corte accerta l’esistenza, la prosecuzione dell’esame del ricorso non sia più giustificata”.

Nello stesso articolo però si legge anche che la Corte “prosegue l’esame del ricorso qualora il rispetto dei diritti dell’uomo garantiti dalla Convenzione e dai suoi Protocolli lo imponga”. Non sembra essere questo il caso, anche se con l’archiviazione e il mancato pronunciamento non si saprà mai con certezza se l’Italia abbia violato o meno i diritti di Silvio Berlusconi.