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M5s, il punto sui numeri al Senato dopo le espulsioni nel movimento

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Il rischio che corrono i 5stelle è quello di vedere rimpicciolire la propria squadra al Senato.

Dalle espulsioni nel MoVimento, giunte nell’ultimo giorno del 2018, fino ai numeri dei pentastellati al Senato. Il 2019 si apre con la riflessione sui primi segnali di inquietudine nel governo gialloverde. Il mancato appoggio di alcuni esponenti M5s sul decreto sicurezza è costato loro l’uscita dal partito. Gregorio De Falco e Saverio De Bonis sono i due senatori dei quattro parlamentari tagliati fuori dai grillini. Paola Nugnes e Elena Fattori, le esponenti pentastellate che dovranno ancora essere giudicate in via definitiva, un richiamo formale è stato già diramato a un terzo esponente del movimento a Palazzo Madama: Lello Ciampolillo. La Nungnes inoltre aveva lanciato una pesante critica sui provvedimenti del governo Conte, commentando la manovra economica “Era necessario votarla, ma il prezzo da pagare è stato alto” e l’abolizione del vincolo di mandato “Credo sia meglio che cada il governo, piuttosto che l’Italia”.

I numeri del MoVimento

Quorum fissato a 161, maggioranza gialloverde scesa a 165: numeri che potrebbero rappresentare un problema dopo le modalità con cui sono stati approvati alcuni provvedimenti cardine di questo esecutivo. Il contestatissimo decreto sicurezza, a Palazzo Madama è stato approvato con 163 preferenze, il decreto fiscale con appena 147 si. Il rischio che potrebbero correre i 5stelle è quello di vedere rimpicciolire la propria squadra al Senato.

Questi i primi segnali di una mancata tranquillità nello schieramento, insidie che nella storia del Senato hanno provocato non pochi problemi agli scorsi governi, soprattutto attraverso gli esponenti critici e dissidenti nella maggioranza (basti pensare ai parlamentari Rossi e Turigliatto nel governo Prodi). A tutto ciò si aggiunge il timore per la rinominata “operazione scoiattolo”, messa in atto da Silvio Berlusconi per raccogliere le adesioni dagli M5s delusi. La strategia berlusconiana è stata vincente in un solo caso: alla Camera il deputato Matteo Dall’Osso ha lasciato il movimento dopo lo stop all’aumento dei fondi per i disabili.